Le due anomalie dell’Italia

(di Paolo Borrello)
Lo storico Donald Sasson, in un articolo pubblicato da “Il Sole 24 ore”, si occupa delle principali anomalie del nostro paese e le individua in un esteso potere del crimine organizzato e nell’arretratezza economica. Donald Sasson è nato al Cairo. Allievo dello storico Eric Hobsbawn, è ordinario di Storia europea presso il Queen Mary College di Londra. E’ autore di diversi volumi sulla storia d’Italia, fra cui Togliatti e la via italiana al socialismo (Einaudi 1980) e Cento anni di socialismo (Editori Riuniti 1997). Con Rizzoli ha pubblicato Il mistero della Gioconda (2006), La cultura degli europei (2008) e Come nasce un dittatore – Le cause del trionfo di Mussolini (2010). Queste alcune parti dell’articolo citato:

“In nessun paese europeo, con la possibile e parziale eccezione della Francia nel 1958, il sistema di partito di un paese qualsiasi dell’Europa occidentale è imploso come quello italiano con Tangentopoli tra il 1992 e il 1994.
In nessun paese europeo e probabilmente in tutto il mondo, l’uomo che controlla la metà delle televisioni è anche primo ministro, e in nessun paese del mondo il primo ministro è stato così spesso indagato dalla magistratura…

Non so se dovremmo chiamarle ‘anomalie’ ma il punto cruciale è che l’anomalia di Berlusconi è causalmente legata alla prima e cioè all’implosione del sistema dei partiti. Questo ha creato un vuoto che poteva essere riempito da qualcuno che non fosse un politico tradizionale, un personaggio noto e popolare, già ricco di suo, e con un’enorme influenza sui mezzi di informazione…

Il dibattito sulle anomalie politiche farebbe meglio a soffermarsi sui gravi problemi che affliggono la penisola, ben noti alla maggioranza degli italiani. Due sono le anomalie veramente gravi: il perdurare del potere e dell’estensione del crimine organizzato in Italia, senza precedenti in Europa occidentale, e ancora più potente rispetto a qualsiasi altro paese avanzato Giappone compreso (il potere della Yazuka non si avvicina a quello di Cosa Nostra, della Camorra e della ‘Ndrangheta). Questa anomalia italiana è molto più seria del numero dei governi o della mancanza di un governo di alternanza. Un tempo si pensava che in vaste zone del Meridione potere mafioso e potere democristiano fossero contigui perché a Roma non vi era possibilità di cambiamento. Pare che non sia così. Finora, come possiamo desumere dai dati a nostra disposizione tra il 1993 e il 2009 il fatturato delle tre organizzazioni criminali è aumentato del 500% e questo in un momento di ristagno dell’economia italiana…

Il secondo grave problema italiano è la sua arretratezza economica: rappresenta un’anomalia perché in termini di Pil pro capite l’Italia è ben lungi dall’essere arretrata, ma si situa allo stesso livello delle economie avanzate dell’Europa occidentale (al momento dell’unificazione era sotto dell’80%)…

L’Italia è così fra gli ultimi classificati per quanto riguarda la ‘knowledge economy’, concetto che abbraccia forme di capitale non materiale, beni che non hanno forma tangibile, come il capitale intellettuale, le abilità cognitive della forza lavoro. In Italia la percentuale delle esportazioni manifatturiere da industrie high tech è solo dell’11%, mentre in Francia è il doppio e nel Regno Unito il triplo.

Dal punto di vista storico le due anomalie che ho illustrato (criminalità organizzata e arretratezza economica) sono molto più importanti del problema politico dei partiti e della formazione di governo, a meno che non si stabilisca una forte connessione fra arretratezza economica, crimine organizzato e problema politico.

Nei decenni precedenti agli anni Ottanta questa connessione poteva essere fatta con relativa facilità dato che si presupponeva che quei problemi dovessero essere risolti dal potere e dall’intervento dello Stato. Nell’era del neo-liberalismo e dello Stato debole il legame è tutt’altro che evidente e spiega almeno in parte non solo l’incapacità del centro-destra di agire con decisione, ma anche le difficoltà che qualsiasi amministrazione riformista incontrerebbe a Roma. Anche se come storico sono riluttante a fare previsioni, mi pare che in questo caso il pessimismo sia una posizione più realistica dell’ottimismo”.

Le considerazioni di Sassoon mi sembrano in gran parte condivisibili e lo sono soprattutto perché provengono da uno storico che ha, come Sassoon ha, una visione delle vicende del nostro paese molto più ampia non solo rispetto ai commentatori politici, ma anche rispetto agli studiosi di altre discipline come la politica, l’economia e la sociologia. Particolarmente corrette mi sembrano le ultime valutazioni dello storico inglese, in base alle quali si sostiene che nell’era del neo-liberalismo e dello Stato debole il legame tra le due principali anomalie italiane e i caratteri del sistema politico non appare evidente. Due brevi notazioni solamente: molto probabilmente solo se lo Stato diventerà meno debole quelle anomalie non dico che potrebbero essere eliminate ma quanto meno ridotte (e questo potrebbe essere un obiettivo che dovrebbe essere perseguito da coloro che intendono realmente contrastare le anomali citate) e poi tra le arretratezze economiche dovrebbe essere inserito, a mio avviso, il protrarsi, per molti decenni ormai, di un notevole divario tra il Centro-Nord e il Sud (si consideri ad esempio che invece con l’unificazione delle due Germanie in pochi anni il divario tra le due parti di quel paese si è ridotto considerevolmente). E probabilmente questa forma di arretratezza economica, tra Centro-Nord e Sud dell’Italia, può anche essere messa in relazione con l’altra anomalia italiana, delineata da Sassoon, e cioè il notevole potere assunto dal crimine organizzato.
( pubblicato su paolo borrello.ilcannochiale.it)