Caccia allo sbirro
Caccia allo sbirro, un sito dove è possibile denunciare “le azioni di controllo, intimidazione e l’infiltrazione degli sbirri e dei loro collaboratori nei partiti e nelle iniziative dei comunisti, degli antifascisti, degli antimperialisti e negli organismi delle masse popolari”. Il sito venne oscurato lo scorso anno, dopo un’inchiesta aperta dalla Procura di Bologna. Una pagina web in cui poter controllare i controllori, per svelare le identità dei membri delle forze dell’ordine: si invitava a identificare gli agenti ritratti in foto e video. Oggi quel sito c’è ancora, con altre foto riversate al suo interno.
www.nuovopci.it
cacciaallosbirro.awardspace.info
Il procuratore di Bologna li definì “fatti di una gravità straordinaria”, spiegando che “è evidente il contenuto intimidatorio e cercare di porvi dei correttivi è il nostro compito fondamentale”. Ma dopo l’oscuramento le immagini sono ancora sulla rete.
Sul sito “Nuovo Pci” si legge un appello per “cacciare gli infiltrati, gli spioni e i collaboratori della polizia politica e delle agenzie private. Impediamo che questi personaggi servi degli sfruttatori, degli assassini, dei massacratori delle masse popolari in Iraq, in Afghanistan, in Libano, in Palestina, torturatori di Guantanamo e di Abu Ghraib, picchiatori degli operai, facciano il loro sporco mestiere. Rendiamo il loro mestiere sempre più difficile e sempre meno allettante arruolarsi in queste bande per coloro che ancora non sono stati assoldati dalla borghesia imperialista”.
Il 22 dicembre, intanto, si svolgerà l’udienza preliminare al Tribunale di Bologna per i quattro indagati nell’inchiesta della pm Morena Plazzi. I tre uomini e una donna, residenti a Milano e Napoli, sono indagati per istigazione a delinquere, calunnia e violazione della privacy. Secondo gli inquirenti orbiterebbero nell’area dei Comitati d’appoggio alla resistenza per il comunismo. E proprio alcuni giorni fa è comparso un appello che esorta a proseguire l’attività di schedatura dei poliziotti, invitando “i compagni perseguiti di comportarsi con onore negando ogni collaborazione con i magistrati e poliziotti della Repubblica Pontificia”.“10, 100, 1000 Caccia allo sbirro” si legge sul sito. E basta seguire i link nella pagina web per arrivare al blog che contiene le numerose fotografie dei poliziotti. L’invito è quello di “contribuire ed arricchire il sito”, inviando nuove foto e i dati corrispondenti. Vengono indicate diverse città e le foto degli agenti, con la richiesta del nome, cognome, grado, zona operativa ed abitazione.
Un’iniziativa forte, al limite dell’eversione.
L’udienza preliminare, intanto, si svolgerà a breve, ma il sito con le foto continua ad essere accessibile in rete, nonostante l’iniziale oscuramento. Con un semplice click è infatti possibile guardare tutte le immagini degli agenti. Mettendo in pericolo la loro incolumità.
È bello vedere come questi siti vengono ingiustamente associati ad ACAB. Ma si sa fare giornalismo non è più sinonimo di inchiesta.
Come disse una volta una persona evidentemente saggia, non è giusto dire a.c.a.b. (all cops are bastards), meglio dire s.c.a.b. (SOME cops are bastards). E questi ragazzi, purtroppo, non hanno ancora fatto questa distinzione. Si spara nel mucchio e si passa, in questo modo, sempre dalla parte del torto. Senza capire la differenza che corre tra qualche “sbirro” e i tanti servitori dello stato che ogni giorno lavorano per la nostra sicurezza.
Leggi cosa scrivono su Caccia allo sbirro e vedi che fanno differenza e non centrano niente con ACAB!!!
Ma si sa il giornalismo si basa anche sulla disinformazione come i pompieri di Fahrenheit 951 che bruciavano i libri, sembrava fantascienza, invece nel giornalismo di un paese allo sfascio la disinforamzione è la base del mestiere!!!
Veramente guardando il sito http://www.cacciallabuso.net realizzato dagli imputati del questo procedimento, sembra proprio che questa distinzione la facciano: non a caso danno spazio a quei, pochi, agenti delle forze dell’ordine che denunciano pubblicamente cosa accade all’interno. Vedere prima di parlare, come diceva il vecchio saggio.