Gomorra, the day after
(di Alessandro Chetta)
Casal di Principe dopo la cattura del “Ninno”
“Il roccobabà piace ai buoni e ai cattivi, mica mi metto a chiedere la fedina penale dei clienti». Nicola è mastro pasticciere, 25enne, «orgoglioso di essere nato a Casale». Col papà Emilio s’è inventato una mousse al cioccolato degna di Scaturchio: il roccobabà, appunto, copyright di Casal di Principe, tortino brevettato a cui avrebbe dato il nome addirittura lo stilista Rocco Barocco. Quella che chiamano Gomorra si squaglia davanti alle delizie che «minacciano» il palato di chi ama i dolci ma è a dieta. E chi lo sa, forse Antonio Iovine, che sarebbe stato tradito dalla voglia matta di un panettone pre-natalizio, avrà fatto scorpacciate del roccobabà di Nicola in questi 15 anni di latitanza in zona. Il pasticciere naturalmente si limita a servire e distribuire il prodotto che, ribadisce, «piace ai buoni e può piacere ai cattivi ma sicuramente – aggiunge – contribuisce a fare una cosa positiva: per una volta fa circolare il nome di questa cittadina non per fatti di malavita». Casal di Principe, il giorno dopo la cattura del superboss del cartello camorrista, arrestato dalla mobile di Napoli.
Piove. Un po’ di monnezza in strada, ma il piccolo centro del Casertano non sfiora neanche le vette napoletane. Però coi sacchetti la carreggiata già ridotta a sei metri d’asfalto (in larghezza) si restringe ancora. Diverse telecamere si affacciano in strada. Il giornalista del tg chiede: cosa cambia adesso per voi cittadini? Le risposte degli intervistati beccati in attesa dell’autobus sono di circostanza. «Eh, speriamo cambi qualcosa, chi può dirlo, vedremo, aspettiamo». In fondo alla quinta traversa di via Cavour c’è la villetta, con telecamera esterna, dove soggiornava, saltuariamente, Iovine. Passa il postino, in scooter. «Ha mai consegnato lettere in quella casa? Al cognome “Boratta” (quello del muratore che dava ospitalità al boss, ndr)?». Risposta: «No, non mi pare, mai». Accusare il paese di omertà e collusione con la latitanza del “Ninno” come hanno ventilato i magistrati è però «estremamente sbagliato e fuorviante» secondo l’ex sindaco Renato Natale. «La paura – dice – è qualcosa che non controlli, difficile da spiegare a parole. Ma la paura non significa omertà. Perciò non si può – prosegue – criminalizzare un intero paese, non è giusto. Qui c’è tanta gente che dell’anticamorra fa una battaglia costante».
Gli fa eco il giornalaio, che spara in vetrina oltre ai titoli del Corriere e della Gazzetta di Caserta («Preso Antonio Iovine», e il più escatologico «’O Ninno, la fine») anche una foto di Angelo Vassallo, il sindaco legalitario di Pollica assassinato a settembre. «Cambierà qualcosa? Più che soffermarmi sul singolo arresto di un latitante io guarderei alle mancanze della politica che poco fa, anzi nulla fa, per un territorio che ha bisogno di sviluppo, lavoro e speranza». Proxima estaciòn esperanza.
Ma non esageriamo!Dalla Mondadori all’editore pizza e fichi ne passa, e Saviano puf2 scsrgielei l’editore che vuole.c8 che qui in Italia siamo tanto bravi a riempirci la bocca contro questa quindicennale condizione strampalata (dove Berlusconi e8 il punto pif9 facile da codificare), e poi quando si tratta di tirare fuori le palle, ci si tira indietro.Il valore aggiunto del lasciare Mondadori starebbe nel fatto che si lascerebbe culturalmente isolata un’industria che di fatto e8 povera di suo, e vive solo grazie ai Saviano di turno (vere e proprie foglie di fico).Insomma, non credo nell’antiberlusconismo ciacione applicato finora, ma in un minimo di limpida dignite0 sec.Poi lo ripeto: Saviano non e8 l’eroe delle cose pratiche, e neanche lo vuole essere; ma e8 anche facile rispondermi che lui una prova gie0 l’ha superata; ma a che prezzo?La coerenza non e8 cosa italica, lo dimostrano lui e anche alcune repliche.Ciao,Alessandro
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