Campania felix
(di Francesca Perrella)
Chiudete gli occhi e pensate a due parole: Regione Campania. Ai più, sulla scia dei fatti di cronaca, verranno in mente cumuli di “munnezza”, discariche, la rabbia e l’indignazione dei cittadini; i “malpensanti” correranno con il pensiero alla malavita, ai boss della camorra ed ai libri di Saviano; i più ferrati porteranno la memoria agli incredibili deficit di bilancio che la stanno colpendo in questi anni, ed i più sensibili, forse, si ricorderanno ancora di Mariarca Terracciano, l’infermiera napoletana che ha perso la vita per protestare contro la decisione del governo regionale di sospendere la corresponsione degli stipendi della Asl dove lavorava. Ma c’è una Campania di cui pochi parlano, vuoi per ignoranza, vuoi per quieto vivere; una regione dorata, una cuccagna dove tutto è dovuto e non si risparmia su niente. E’ la regione descritta nella delibera approvata il 28 settembre scorso dai sessanta consiglieri campani, che regolamenta i benefit ad essi assegnati. Un elenco (chissà che Saviano non porti anche questo, in trasmissione) che farebbe quantomeno gola a chiunque, probabilmente bizzarro, senz’altro surreale se posto a confronto con la vita reale dei cittadini. Partiamo dall’ambiente di lavoro: l’ufficio standard prevede scrivania, tris di poltrone in pelle, divano in pelle a due posti, mobile basso a quattro ante, appendiabiti, armadio libreria. Di serie anche un elegante set da scrivania in pelle, presumibilmente ton-sur-ton con il resto dell’arredamento. Di pelle (e la mania si fa inquietante) anche il tesserino regionale, che accompagna un ben più plebeo badge in plastica. Manca solo la pianta di ficus. E se il nostro consigliere, preso dai suoi impegni istituzionali, venisse improvvisamente colto da istinti fondamentali come fame o sete? Inconcepibile che si distragga dal suo lavoro scendendo al piano -1 di palazzo Santa Lucia per raggiungere il bar. Molto meglio prevedere un fornito frigobar direttamente in ufficio, cosi per uno spuntino al volo. A confronto di tutto questo ben di dio pare poca roba il doppio telefono digitale (di cui uno con linea Isdn, pare ovvio), il fax, il televisore, il telefono cellulare ed il computer fisso. E per il consigliere degli anni duemila il Consiglio prevede anche una soluzione per l’ufficio mobile, a scelta tra il classico notebook ed un ben più modaiolo Apple iPad, tanto “i rispettivi costi sono abbastanza simili”, come precisato in una lettera del dirigente del settore. Per chi non segue costantemente le news dal mondo dell’ hi-tech, mi permetto di rammentare che un iPad sta sui settecento euro. Manca qualcosa? Ah si, un bel disco auto griffato “Regione Campania” da esporre sull’auto per andare ovunque. Tutto questo moltiplicato per sessanta. Campania felix, la chiamavano i romani. Sicuramente per chi ne sta abusando, affondandola sempre di più. Sicuramente per questa classe politica, sintomo allarmante del degrado non solo economico, non solo sociale, ma morale ed etico che sta attraversando il nostro paese. Gli ultimi rimasti, i privilegiati, che pensano ancora a suonare e ballare sul ponte del Titanic che sta colando a picco. Mentre si allarga il solco incolmabile, la distanza che separa il paese reale dai suoi rappresentanti. Viene da chiedersi, a questo punto, se la “monnezza” vera sia quella ferma da settimane sui marciapiedi, oppure quella ferma da decenni nei palazzi.
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