Beni per 7 milioni sequestrati alla ‘ndrangheta nel varesotto e nel milanese

(di Luca Rinaldi)

Lo Stomp di Legnano e il Billiard Cafè di Busto Arszio, locali noti tra i giovani delle province di Varese e Milano, locali sequestrati alla ‘ndrangheta. ‘Ndrangheta che ormai è una certezza giù al nord. Lo conferma ieri un sequestro di beni per 7 milioni di euro sequestrati alle cosche calabresi in Lombardia.
Su richiesta della Dda (Direzione distrettuale antimafia) di Milano sono state eseguite misure di sequestro beni nei confronti di presunti componenti della “locale” di Lonate Pozzolo facenti parte della costola della cosca Farao-Marincola. I patrimoni sequestrati consistono in quote societarie, beni mobili e immobili e conti correnti bancari.
I nomi ricorrenti non sono nomi nuovi, così ritroviamo che a dirigere lo Stomp e il Billiard, ovviamente non in veste ufficiale, ma tramite prestanome, vi è un certo Vincenzo Rispoli, già accusato accusato dalla Dda di Milano di associazione a delinquere di stampo mafioso e ritenuto capo della locale di ‘ndrangheta Legnano-Lonate Pozzolo. Rispoli finì in carcere già lo scorso anno in seguito all’operazione denominata “Bad-Boys”, che aveva fatto luce su numerosi episodi di estorsione ai danni di imprenditori del Basso Varesotto, rapine e false fatturazioni.

Arresti che fecero ipotizzare agli investigatori che tra Lonate Pozzolo, paesino di circa 12mila anime, e Legnano vi fosse insediata una locale di ‘ndrangheta. In seguito Rispoli venne scarcerato quando la Cassazione accolse il ricorso del suo avvocato, ma le nuove indagini lo incastrano di nuovo: il Billiard Cafè pare sia stato utilizzato come “ufficio” dei vertici della cosca mafiosa. Nel 2007, nel corso delle indagini, i militari dell’arma riprendono Rispoli che da disposizione a Nicodemo Filippelli, detto “il cinese”, imprenditore edile e braccio destro di Rispoli, e a Emanuele De Castro, classe ’68 già arrestato anch’egli lo scorso anno insieme a Rispoli e Filippelli. Lo stesso Rispoli, tra l’altro, era citato proprio nell’ordinanza Infinito come capo della locale di Legnano. I due locali rimarranno comunque aperti e gli incassi verranno dirottati direttamente nelle tasche dello Stato.
Tra i beni sequestrati, oltre ai locali, anche una villa sequestrata ad Arenzano (Liguria) di Rispoli e altre due ville di Filippelli a Lonate Pozzolo. Allo stesso modo finiscono sotto sequestro altri 6 appartamenti, quattro box e un magazzino. Altri conti correnti e quote societarie sono finite al setaccio degli inquirtenti e poste sotto sequestro insieme a due società immobiliari riconducibili a De Castro, Mavisa e Gangi.

L’allarme ‘ndrangheta in Lombardia è sempre più alto, e quando le faide e le intimidazioni si inaspriscono, gli scrupoli diminuiscono e il grilletto diventa più facile: negli ultimi 5 anni gli omicidi riconducibili alle mafie in Lombardia sono stati almento 15. Ultimo in ordine di tempo, quello di Lea Garofalo, scomparsa il 24 novembre del 2009 e sciolta nell’acido a San Fruttuoso vicino Monza. Lupara bianca in piena regola, in pieno giorno a pochi chilometri da Milano. La Garofalo infatti stava collaborando con la giustiza ricostruendo la faida della ‘ndrangheta crotonese. Gli ultimi sviluppi investigativi portano, tra l’altro, dritti ai lavori della linea 5 della metropolitana milanese. Tra i subappaltatori dei lavori in Viale Zara vi è Vito Cosco, fratello del presunto mandante dell’omicidio Garofalo e tenuto sotto osservazione dagli investigatori.