Un protocollo contro le infiltrazioni mafiose
(di Paolo De Chiara)
“Il territorio provinciale presenta una contiguità geografica con zone caratterizzate dalla presenza di associazioni criminali interessate ad investimenti economici correlati ai settori dell’edilizia e dei lavori pubblici”. Con queste parole il prefetto di Isernia Raffaele D’Agostino ha presentato il “Protocollo di Legalità” firmato dalla Prefettura, dalla Provincia di Isernia, dai Comuni di Isernia, Venafro, Agnone e Frosolone, dalla Direzione Provinciale del Lavoro, dall’Inps, dall’Inail e dall’Asrem. L’importante accordo, fondamentale nella provincia isernina per ostacolare le già presenti infiltrazioni malavitose, è stato siglato alla presenza del procuratore della Repubblica di Isernia Paolo Albano, del questore, del comandante provinciale dei carabinieri e del vice comandante provinciale della guardia di finanza. Il drammatico problema delle infiltrazioni criminali nella provincia penetra e nell’intera Regione è stato già denunciato negli anni passati.
Si legge chiaramente, infatti, nel Rapporto annuale sulla criminalità organizzata del 2000: “Il Molise risente sia lungo la fascia adriatica che nella zona di Venafro e Termoli, di infiltrazioni dei sodalizi criminali pugliesi e campani”. Già dieci anni fa era possibile apprendere che: “nella provincia di Isernia la criminalità organizzata campana è attiva nel settore del traffico di sostanze stupefacenti; nelle zone di Venafro e del Matese (area, quest’ultima, condivisa con la provincia di Caserta) sarebbe inoltre riuscita ad infiltrarsi nel tessuto economico locale mediante il controllo di attività imprenditoriali”. Era stato chiaro l’ex componente della commissione Antimafia Giuseppe Lumia: “È un argomento, la presenza delle mafie nella vostra Regione, con cui dovete fare i conti. Diffidate dalle classi dirigenti che difendono il buon nome della vostra Regione. Che si stracciano le vesti e gridano allo scandalo quando si affrontano tali temi. Le mafie vanno scoperte non quando ci sono gli omicidi. Le mafie vanno colpite quando riciclano. Quando costruiscono. Lì le classi dirigenti devono dimostrare la loro maturità, in quel momento devono dimostrare di voler realmente bene al proprio territorio”.
Nel rapporto sulla criminalità del 2000, predisposto dalle informazioni della Polizia di Stato, dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, si indica anche il nome di un clan: “L’area a ridosso dei confini campani risente dell’influenza del clan La Torre di Mondragone (CE)”. Da oggi in poi, grazie a questo fondamentale accordo tra le Istituzioni e le forze di polizia (anche se giunto in ritardo di almeno dieci anni) sarà molto più difficile per questi soggetti fare i loro sporchi affari nel territorio della provincia di Isernia. “Una corretta ed efficace politica di prevenzione – ha aggiunto nel suo intervento il prefetto D’Agostino – deve comprendere necessariamente misure finalizzate ad assicurare la rimozione degli ostacoli che il fenomeno delle infiltrazioni negli appalti pubblici da parte della criminalità organizzata frappone al libero esercizio dell’attività imprenditoriale e della libera concorrenza”. Il protocollo ha il compito di prevenire i tentativi di infiltrazione delle organizzazioni mafiose negli appalti di opere pubbliche, forniture e servizi, estendendo maggiori controlli consentiti dalla normativa anche ai contratti al di sotto della soglia per la quale la legge li prescrive obbligatoriamente”.
L’accordo stipulato l’altro giorno presso la prefettura del capoluogo pentro è composto da 11 articoli. Ecco le novità: la comunicazione della pubblicazione del bando di gara per la realizzazione di opere pubbliche e fornitura non riguarderà solo gli importi pari o superiori alla soglia comunitaria, ma tutti quelli superiori all’importo di 250mila euro. Un punto fondamentale per passare al setaccio e compiere accertamenti sulle imprese aggiudicatarie di appalti, subappalti o affidatarie di sub-contratti in genere. Dove si annidano, il più delle volte, gli affari della criminalità organizzata.
Gli Enti firmatari, attraverso l’articolo 2 e 3 del protocollo, si impegnano ad inserire nei bandi per l’affidamento di appalti di opere pubbliche e lavori pubblici di importi pari o superiori a 250 mila euro (articolo 2) e per l’affidamento di appalti di servizi e di forniture di importo superiore alla soglia comunitaria (articolo 3) diverse clausole per contrastare le infiltrazioni criminali. Gli Enti, con l’articolo 4, si impegnano a chiedere informazioni al Prefetto sulle imprese e sui soggetti per i finanziamenti e contributi richiesti. Sarà, quindi, molto più semplice estromettere aziende in odor di mafia. Lo scambio di informazioni darà la possibilità al gruppo Interforze, costituito presso la Prefettura di Isernia, di effettuare i doverosi accertamenti per il rilascio della certificazione antimafia. Inoltre, gli Enti firmatari si impegnano (articolo 7) “a diramare, affinché sia prestata la massima attenzione in fase di gara alla eventuale presenza di elementi che possano far ritenere sussistenti possibili cointeressenze tra i partecipanti alle gare, partecipazioni incrociate e/o collusioni tendenti ad inquinare e turbare lo svolgimento delle gare”.
Precise clausole di autotutela dovranno essere inserite nei bandi di gara e nei capitolati speciali di appalto per contrastare il fenomeno dei tentativi di turbativa d’asta. Interessante l’articolo 8 che prevede l’impegno dell’Ente ad inserire nei bandi che “le imprese aggiudicatarie dei lavori servizi e forniture e i soggetti ammessi a finanziamenti” hanno l’obbligo di sottoscrivere una dichiarazione, a pena di decadenza del contratto e dei benefici, con la quale si impegnano a segnalare immediatamente alle forze di polizia ogni tentativo di estorsione, intimidazione o condizionamento di natura criminale (richieste di tangenti, pressioni per assunzioni o per l’affidamento di subappalti a determinate imprese, danneggiamenti e furti in cantiere, ect.). Infine sarà possibile un maggiore ed efficace controllo per la tutela del lavoratore e per la sicurezza nei luoghi di lavoro, soprattutto per “prevenire eventuali violazioni in materia di appalti e contratti derivati”. Nei prossimi giorni, come annunciato dal prefetto D’Agostino, verrà siglato un altro accordo in materia di tutela ambientale. Per contrastare lo sversamento dei rifiuti, altro grosso business delle organizzazioni criminali. E non solo.
Articolo pubblicato su La Voce Nuova del Molise, 5 ottobre 2010, numero 0