Proiettili sull’auto e la mia vita è cambiata

(di Angela Corica)

Cinque colpi di pistola contro l’auto parcheggiata sotto casa alle undici di sera il 29 dicembre del 2008. Sono passati due anni dal tentativo di intimidazione. Sembra ieri. “L’avviso” per zittirmi è arrivato in seguito ad un’inchiesta che avevo fatto qualche mese prima su una discarica di rifiuti abusivi nel Comune dove ancora vivo assieme alla mia famiglia, Cinquefrondi. Un posto sperduto nella Piana di Gioia Tauro dove vivono appena 6 mila persone. Dove si conoscono le facce,i nomi, la gente, l’indirizzo e quanto basta per renderti la vita difficile.

I mesi successivi? Duri. Considerato che avevo 24 anni e avevo iniziato a scrivere da poco tempo per Calabria Ora. La reazione alle pistolettate è stata diversa rispetto a quella attesa da chi ha scelto la forza per farmi capire che, comunque, stavo lavorando bene. Ho continuato, grazie a qualche collega a cui oggi devo tanto e grazie ad un giornale che allora mi ha sostenuta, a fare il lavoro di sempre. Né più né meno.

Non credo sia stata la mafia ad interessarsi a me. Il Sud e,in particolare, i paesi interni della provincia reggina, devono prima fare i conti con un ambiente che non lascia spazio a chi la pensa in maniera diversa. Colpa di una cultura arretrata e dell’omertà. Da due anni gli attacchi ai giornalisti si sono moltiplicati. Come se non bastasse, nell’altalena di emergenze, la politica continua a fare la sua (non) parte o, nella peggiore delle ipotesi, la parte sbagliata.