Molise e veleni: cresce l’allarme

(di Paolo De Chiara)

Come scrisse tempo fa sulle colonne de Il Fatto Quotidiano Furio Colombo “dobbiamo prendere atto dei fatti”. Soprattutto in Molise, dove si aboliscono le notizie per non disturbare le opinioni. Proprio ieri su Tele Molise si è appreso che “i diretti interessati smentiscono” le parole scritte nell’articolo di Rosaria Capacchione, uscito domenica su Il Mattino, dal titolo “E i clan portano i veleni in Molise”. Secondo il servizio di apertura “i camion della camorra stracarichi di rifiuti di ogni tipo non scaricano né al Consorzio di Termoli tantomeno a Montagano”. Continuando: “lo aveva già spiegato qualche giorno fa, durante un incontro con i giornalisti il presidente del Cosib Del Torto (molto vicino a Michele Iorio. Fu proprio il presidente della Regione Molise, insieme a Di Giandomenico, a posizionare Del Torto nel Consorzio Industriale della Valle del Biferno, n.d.r.) allontanando da Pantano Basso le ombre dei tir dell’impresa Caturano e della Eco Ambiente”. Nel servizio si fa riferimento anche alla giornalista de Il Mattino Rosaria Capacchione, nel mirino dei clan per il suo impegno antimafia.

“Un pò di confusione – si è appreso dal servizio giornalistico – deve averla creata il titolo e l’editoriale di Rosaria Capacchione che ha parlato di veleni portati in Molise a proposito della guerriglia in corso a Terzigno”. Per una questione di correttezza bisogna aggiungere che l’autrice del libro L’Oro della Camorra (opera ritrovata, al momento della cattura, sul comodino di un killer della camorra) non fa alcun tipo di riferimento “alla guerriglia in corso a Terzigno”. L’articolo pubblicato domenica mattina su Il Mattino è diretto. Descrive i viaggi della camorra in Molise per il trasporto dei rifiuti tossici. “Sul tavolo dei magistrati – si legge nell’articolo – di Larino è finito, nei giorni scorsi, il dossier-denuncia frutto di un’inchiesta pubblicata sul sito primo numero.it sull’attività del depuratore e sul via vai di automezzi sospetti”. Ma proprio la Capacchione ha confermato, telefonicamente, la sua posizione. “In Campania – ci ha spiegato la giornalista anticamorra – le discariche sono piene e sono state aperte molte indagini. Quindi si è creata una certa sensibilizzazione sull’argomento. Adesso il contadino che deve prendere la roba e la deve internare non lo fa più. E’ meglio, per loro, andare altrove”.

E alla domanda sul perché la camorra abbia scelto proprio il Molise, ecco come risponde: “Perché magari non se ne accorge nessuno. Ci vuole tempo prima che qualcuno prenda coscienza del fatto che quella è un’attività criminale o un’attività legale, ma fatta con i soldi della criminalità. Ci vuole molto tempo. Noi siamo più abituati a riconoscerle queste cose. In un territorio vergine è difficile”. E’ molto difficile. Anche se, negli ultimi tempi, in questa Regione le coscienze si stanno pian piano risvegliando. L’eolico selvaggio (altro affare per le mafie) e i rifiuti tossici che arrivano da fuori Regione stanno portando i cittadini a un brutto risveglio. Ma partiamo dal Comune di Montagano. Secondo il servizio andato in onda su Tele Molise “il sindaco di Montagano ha subito messo in chiaro che da lì l’immondizia passa soltanto e viene smaltita altrove”. Qualche ora dopo la messa in onda è arrivato nelle redazioni molisane una nota proprio del primo cittadino di Montagano. “Apprendiamo da alcuni quotidiani che rifiuti “tossici, velenosi” verrebbero smaltiti nel Molise, sia nelle discariche abusive che in quelle controllate”. Ed ecco arrivare la smentita alla smentita. “Alla luce di quanto denunciato – si legge nella nota a firma del sindaco e dell’amministrazione comunale – dalla giornalista Rosaria Capacchione, e riportato ieri nel quotidiano “Il Mattino”, esortiamo le forze dell’ordine e chi di competenza, ad un ferreo e moltiplicato controllo, e comunque a porre in essere tutte le misure in loro potere per la salvaguardia dei cittadini montaganesi e dei molisani tutti”.

Non manca la solidarietà alla giornalista. “Nell’esprimere piena solidarietà – conclude la nota – alla dottoressa Capacchione, assicuriamo la nostra totale disponibilità e collaborazione”. Ecco un fatto. Ma, ora, sarebbe opportuno anche capire cosa accade all’interno del Nucleo Industriale di Termoli. Secondo l’inchiesta di primonumero.it, il sito diretto da Monica Vignale, sono diversi anni che si registra un “insolito e inedito viavai di autobotti, quei grossi tir che trasportano cisterne che in genere contengono sostanze liquide. Impossibile non notarli visto che, da un anno a questa parte, la loro presenza sulla statale che collega la costa molisana al capoluogo si è moltiplicata. Vanno e vengono a qualsiasi ora del giorno e, come dicono le scritte che campeggiano sui cilindri, arrivando da ogni dove: Caserta, Napoli, Cosenza, Potenza”. Basterebbe leggere con attenzione l’inchiesta scottante di primonumero.it per capire la questione. “La maggior parte di quei camion-cisterna – si legge nell’articolo firmato da Michele Mignogna – in arrivo dall’interno del Molise, ma anche dalle altre regioni del Sud, infatti, è diretta al Nucleo Industriale di Termoli e in particolare al Depuratore del Consorzio, la cui attività recentemente si è trasformata in un grossissimo business con uno spaventoso giro di affari. Deus ex machina di tutta l’operazione è il potentissimo commissario-presidente del Consorzio stesso. Antonio Del Torto, l’ingegnere vicino a Iorio, militante di Comunione e Liberazione che ha moltissimi interessi nel settore dei rifiuti, uno dei settori che si stanno rivelando, specie al Sud, inesauribili miniere di denaro”.

Abbiamo contattato telefonicamente anche il procuratore della Repubblica di Larino Nicola Magrone che ci ha confermato che da qualche anno è aperta un’indagine su tutta la problematica, compresa la gestione del Depuratore. “Questa indagine – ha confermato Magrone – dura da qualche anno ed è quasi conclusa. E’ autonoma e precedente agli articoli dei giornali. Non è un’inchiesta nata in seguito alle notizie di stampa. E’ anteriore”. Ma su cosa verte l’indagine? “Presso la nostra Procura è aperta un’indagine sulla gestione dei rifiuti al Consorzio Industriale di Termoli”. Da anni, infatti, esiste il problema dei rifiuti tossici trasportati in Molise. Già nel 2007 era possibile leggere nel libro Gomorra di Roberto Saviano: “Grazie all’operazione Mosca, coordinata dalla Procura di Larino nel 2004, è emerso lo smaltimento illecito di 120tonnellate di rifiuti speciali provenienti da industrie metallurgiche e siderurgiche. […]. Quattro ettari di terreno a ridosso del litorale molisano furono coltivati con concime ricavato dai rifiuti delle concerie. Vennero rinvenute nove tonnellate di grano contenenti un’elevatissima concentrazione di cromo. I trafficanti avevano scelto il litorale molisano – nel tratto da Termoli a Campomarino – per smaltire abusivamente rifiuti speciali e pericolosi provenienti da diverse aziende del nord Italia”. Sono anni che la camorra e le altre mafie fanno affari in questa Regione. Anche se qualcuno continua a smentire. E a mettere in dubbio le parole di giornalisti che conoscono alla perfezione queste organizzazioni criminali. “Per le vicende specifiche (Cosib e Montagano, n.d.r.) – ha tenuto a precisare il consigliere regionale Petraroia – posso provare a fare le interpellanze, per sapere concretamente sullo specifico. Sulla questione generale dei rifiuti mi sono reso promotore negli anni precedenti di una serie di iniziative.

Tommaso Valentinetti, l’arcivescovo di Pescara, nella Conferenza Episcopale abruzzese e molisana ha denunciato lo smaltimento dei rifiuti tossici nel Basso Molise. Posso attestare che i camion di Caturano sono stati avvistati ripetutamente nel corso di questi anni in Molise”. Proprio sui Caturano si era espressa la giornalista Rosaria Capacchione. “I Caturano – ci ha spiegato – sono una costante delle inchieste sulle ecomafie. Compaiono sempre come nome. E’ possibile che abbiano un ruolo ancora più centrale di quello che hanno finora evidenziato le indagini”. E li ritroviamo anche nell’inchiesta giornalistica di primonumero.it. “I fogli di viaggio dei camion – è possibile leggere – dicono anche quali sono i luoghi di partenza del percolato che in grande quantità confluisce nel depuratore del Consorzio industriale. Ovviamente c’è la discarica di Montagano, la discarica di Tufo Colonico in provincia di Isernia. Arriva a Termoli il percolato del Consorzio unico di Napoli-Caserta che gestisce la discarica di Villaricca, poi c’è il Consorzio Ce/4 commissariato durante l’emergenza rifiuti i cui affari – secondo un recente articolo de Il Fatto Quotidiano – sono oggetto di una inchiesta della Procura di Napoli per episodi legati all’attività della camorra. Poi c’è quella di Colleferro alle porte di Roma”.

Ci sarebbero poi diverse aziende che trasferiscono il percolato a Termoli “come la Ecologica Sud, Ecoambiente di Casoria, anche questa in odor di camorra”, l’Agecos di Foggia il cui patron, Rocco Bonassisa, venne arrestato il 7 dicembre del 2009 per reati legati all’inquinamento ambientale”. Ma ecco arrivare anche i Caturano. Lo abbiamo ricordato ieri su queste colonne. Uno dei Caturano, qualche tempo fa, venne arrestato nei pressi della Colacem di Venafro. Trasportava rifiuti tossici. “Con lo stesso sistema – si legge nell’articolo di Rosaria Capacchione – utilizzato in provincia di Caserta, dove sono state avvelenate decine di ettari di terreno e documentato dalle due inchieste “Madre Terra”. Secondo l’inchiesta del sito diretto dalla Vignale “all’elenco delle provenienze dei tir carichi di liquami, che spariscono nel depuratore del Consorzio per uscire vuoti, si aggiungono i mezzi di Caturano, inconfondibili nelle loro scritte gialle”. L’azienda è legata al clan dei Casalesi. Sono anni che i clan della camorra portano i veleni in Molise. Sulla questione sono interessanti le dichiarazioni del sindaco di Termoli Antonio Di Brino: “Né io né i miei amministratori eravamo a conoscenza dell’autorizzazione rilasciata al Cosib per ampliare l’attività di trattamento dei reflui anche di rifiuti provenienti da fuori Regione”. Alle parole di Di Brino risponde il consigliere di minoranza al Comune di Termoli Filippo Monaco: “E’ inconcepibile che il sindaco di una città di 30mila abitanti non sa nulla. Un primo cittadino che non ha sotto controllo il territorio è inutile”.

Nel 2009, senza comunicare niente a nessuno (nemmeno ai cittadini) il presidente Del Torto, dopo la richiesta di “allargare il campo di azione” per poter trattare anche residui provenienti da altre Regioni, ottiene l’autorizzazione dalla Regione. Per fare cassa. E sulla questione si registrano le sue dichiarazioni: “E che c’era da dire? Non era un argomento di interesse, non vedo proprio il motivo di fare comunicati e convocare incontri per dire che il depuratore aveva cominciato a fare il suo lavoro”. E che lavoro. Il consigliere Monaco anche su questo aspetto sembra essere molto chiaro. “Il Consorzio non può essere il regno di Del Torto. Il Consorzio per il 98% ricade sul territorio del Comune di Termoli. E il sindaco del Comune di Termoli ha l’obbligo di capire cosa succede. Abbiamo chiesto un consiglio monotematico perché è una cosa indegna. Bisogna alzare la mano in consiglio comunale. Ognuno dovrà assumersi le sue responsabilità”. La questione non sembra proprio così semplice, come descritta da un servizio tv di pochi minuti. Non è possibile affrontare il tema della presenza delle mafie con superficialità. Nella terra che dimentica il suo passato è fondamentale non dimenticare alcuni episodi di qualche anno fa. Come la vicenda di Cercemaggiore.

Ricordata dal consigliere del Pd Petraroia: “E’ una questione legata ai pozzi di petrolio che erano stati riempiti di rifiuti tossici. Tanto è vero che, in contrada Capoghiaccio, si sono registrati aumenti di morti per tumore, per leucemia. Imputabili al fatto che in quei pozzi di estrazione petrolifera sono stati sotterrati, secondo quello che dicono i cittadini, dei rifiuti tossici”. Ma cosa devono fare i cittadini? Per Rosaria Capacchione: “i cittadini quando vedono qualcosa di strano devono denunciarlo. Se vedono camion che arrivano di notte in aperta campagna devono chiamare i carabinieri. Stiamo parlando di attentati alla loro vita”.

(pubblicato su La Voce del Molise, 26 ottobre 2010)