Errani ringrazia Formigoni
Vasco Errani resta comodamente seduto sulla poltrona di Presidente dell’Emilia Romagna. Lo ha deciso il Tribunale Civile di Bologna rigettando il ricorso presentato dai grillini contro il terzo mandato del governatore.
C’è una legge dello stato, infatti, la 165, del 2 luglio 2004, che prevede “la non immediata rieleggibilità allo scadere del secondo mandato consecutivo del Presidente della Giunta regionale eletto a suffragio universale e diretto”. Traduzione: non più di due mandati consecutivi. Norma che interessa proprio l’attuale governatore emiliano romagnolo, ma anche il presidente della Lombardia, Roberto Formigoni.
Nel luglio scorso, infatti, il Tribunale di Milano ha anch’esso bocciato il ricorso dei ragazzi di Grillo, lasciando Formigoni sulla poltrona del suo quarto mandato.
A Bologna erano due i ricorsi. Uno è stato presentato dal Movimento cinque stelle, con esito negativo, un altro dai radicali della lista Bonino-Pannella, Monica Mischiatti e Werther Casali, rinviato però all’11 ottobre per vizi di forma.
“La questione è semplice, si tratta di vedere se una semplice e voluta inerzia regionale possa comportare la disapplicazione di una legge statale”. Sono le parole pronunciate dal legale dei grillini, Giuseppe Enrico Berti, prima della lettura della sentenza. Parole dovute al fatto che la legge in discussione non è ancora stata recepita dall’Emilia-Romagna, oltre che dalla Lombardia e dal Molise. “Già il tribunale di Milano – continua l’avvocato – , che pure ha respinto il ricorso, ha però chiaramente stigmatizzato la grave anomalia del nostro ordinamento. Nella sostanza si è evidenziata la grave situazione della Regione Lombardia che non ha volutamente legiferato in materia. Questa è una pesante responsabilità politica”. Meno fiducioso era l’altro avvocato, Muccio: “Ritengo sia piuttosto difficile che giudice bolognese non si uniformi alla sentenza milanese, se non altro perchè la norma è già stata interpretata (proprio a Milano, ndr). Non sono troppo ottimista”.
La decisione del Tribunale di Bologna è stata comunicata in aula al termine di una Camera di consiglio di 25 minuti. Mentre le motivazioni, fondamentali per poter analizzare la decisione, arriveranno più avanti.
Presenti i due consiglieri regionali del Movimento Cinque Stelle, Giovanni Favia e Andrea Defranceschi, i quali, durante la lettura della sentenza del giudice De Meo, hanno inscenato una protesta, presentando un grillino in giacca e cravatta con, sul volto, una maschera sorridente di Errani, assente in aula. “Accettiamo e rispettiamo la sentenza e aspettiamo di conoscerne le motivazioni – afferma Favia -, ma la decisione di oggi crea un gravissimo precedente che sancisce come a una Regione basti non legiferare per disattendere una legge dello Stato”.
A dire il vero, il precedente c’era già. Proprio in Lombardia, con la decisione del luglio scorso del Tribunale di Milano. Precedente che, come rivelato dal Fatto Quotidiano, ha alcune grosse anomalie. Il radicale marco Cappato, impegnato nel ricorso milanese, si legge sul Fatto, afferma che “il limite del secondo mandato per i governatori delle Regioni previene un conflitto di interessi oggettivo, palese nel caso di Roberto Formigoni. Questo si manifesta – continua Cappato – nel caso del giudice che ha bocciato il ricorso in primo grado: si tratta di Alda Vanoni, in passato organica del movimento cattolico Comunione e Liberazione, di cui Formigoni è un esponente di primo piano, per cui è stata fondatrice e presidente dell’associazione Famiglie per l’accoglienza”, associazione che ha ricevuto il placet su molti progetti proprio da parte della Regione Lombardia.
“Questo episodio – afferma il radicale – è una dimostrazione di come il governatore sia ormai al centro di un sistema di potere ampio e diversificato che ha rapporti con tutti i poteri della Lombardia, anche con i giudici evidentemente: altra dimostrazione di quanto sarebbe positivo il limitare a due i mandati, cosa per altro che la legge nazionale impone”. In Lombardia la motivazione è già uscita. Per i Radicali “non sta in piedi dal punto di vista giuridico: per non incappare nel limite dei due mandati basta non modificare la legge elettorale, questo l’espediente trovato che, secondo il Tribunale, permetterebbe di aggirare la legge dello Stato”.
Un precedente, dunque, non certo limpido e del tutto imparziale, ma che ha inficiato anche la decisione del giudice De Meo di Bologna.
Giuseppe Enrico Berti, legale dei grillini, che anche a Milano aveva presentato il ricorso contro la terza rielezione di Roberto Formigoni, ha dichiarato che “bisogna leggere le motivazioni, le quali dovrebbero arrivare nel giro di una settimana. Certo non è una sentenza coraggiosa, come invece speravamo fosse”. “La situazione è quella che è, abbiamo una Regione che non ha applicato una legge dello Stato, è anomalo, ma non ci sono gli strumenti che consentano di rimediare. Evidentemente anche i giudici non vanno oltre”.
“La cosa curiosa – continua il legale – è che interviene sempre la Regione con i propri legali, qui come in Lombardia, come ci fosse un interesse pubblico a difendere una singola persona. Non è un bel segnale, significa che c’è identità tra la Regione e una persona. La regione Lombardia, di fatto, si identifica con Formigoni”.