Oltre ai debiti la Tirrenia non onora neanche i morti
(di Serena Romano)
La Tirrenia con i suoi 500 milioni di debiti oggi ingombra intere pagine di giornali. Debiti che dopo decenni di dissennata gestione non si sa a chi appioppare e nel cui elenco la Tirrenia ha cinicamente infilato anche i morti. Sì, passeggeri morti sulle sue imbarcazioni e dei quali ha la responsabilità morale oltre che civile, ma che rifiuta di risarcire assimilandoli impropriamente ad una qualunque “merce” trasportata, da conteggiare nelle perdite di bilancio. Attenti, dunque, vacanzieri che viaggiate con i traghetti e gli aliscafi della Tirrenia o di qualche sua controllata come la Siremar: anche se nessuno ve lo dice, sappiate che lo fate a vostro rischio e pericolo perché nel malaugurato caso di un incidente grave non c’è assicurazione che valga. Per sperare in un risarcimento dovrete ricorrere a giudici e tribunali: con tutti gli aggravi di spesa, di strazio e senso di impotenza che si aggiungono al dolore della perdita di una persona cara. Proprio come è successo per mia sorella Paola Romano.
Forse qualcuno ricorderà le tragiche immagini dei telegiornali del 9 agosto del 2007 quando l’aliscafo “Giorgione” della Siremar proveniente dalle isole Egadi andò a schiantarsi contro la scogliera all’ingresso del porto di Trapani: erano le 9 di sera. L’aliscafo era in ritardo e correva per far presto. Correva anche entrando nel porto dove, per schivare una nave in uscita, il comandante sterzò bruscamente e l’aliscafo si arrampicò sulla scogliera. Per il panico dovuto allo schianto e al buio – le luci di emergenza non funzionarono – Paola che nell’urto aveva subìto un violento trauma cranico, fu calpestata e la sua milza spappolata. Portata prima nell’ospedale di Trapani, poi in elicottero a Palermo, morì due giorni dopo: l’11 agosto 2007. In quell’occasione dichiarai che avrei aperto un blog per scoprire i “veri” responsabili della sua morte – cosa che ho fatto con “amicidipaola.wordpress.com” – e che avrei devoluto il risarcimento dovutole alle adozioni a distanza di bambini indiani dei quali Paola si occupava da anni.
Ma il risarcimento non c’è mai stato perché la Siremar ha attivato una procedura del codice della navigazione definita “limitazione del debito amatoriale” che assimilando mia sorella a una “merce” deteriorata dal trasporto, e i suoi eredi a “creditori”, mira a liquidare il tutto con pochi spiccioli. Ebbene, al di là dell’uso anomalo di tale procedura – sul quale a breve si pronuncerà il Tribunale di Palermo – ciò che lascia allibiti è che una compagnia di Stato che trasporta milioni di passeggeri decida di utilizzare una norma del genere per “risparmiare” sul risarcimento a passeggeri morti: soprattutto considerando i milioni di euro che lo Stato ha versato ogni anno al gruppo Tirrenia per ripianarne i bilanci e considerando che il morto è solo uno. Nel caso del naufragio della Moby Prince, per esempio, dove i morti furono centinaia, quella compagnia di navigazione si guardò bene dal ricorrere a tale procedura, anche per difendere la propria immagine. Con raccapricciante cinismo, invece, la Siremar del gruppo Tirrenia, per limitare le proprie responsabilità in sede civile, ha tentato di scaricare ogni colpa del disastro sul comandante dell’aliscafo: il che, facendo un paragone con il deragliamento di un treno, è come se le Ferrovie dello Stato dicessero agli eredi dei defunti: “fatevi risarcire dal macchinista!”.
In realtà Paola Romano era un passeggero, non un creditore: i danni da lei subìti, dunque, dovrebbero essere coperti dall’assicurazione che però, non pagando, beneficia anch’essa di questa anomala situazione. Come mai? Forse il neo commissario della Tirrenia, D’Andrea, riuscirà a trovare una risposta a questo interrogativo. E forse, grazie ai poteri che il Governo gli ha concesso, riuscirà anche a evitare che i furbi la facciano franca e che a pagare siano sempre i più deboli.
Blog: http://amicidipaola.wordpress.com