Affari e mattoni tra la via Emilia e il Clan

A Bologna e in Emilia Romagna se ne parla poco. Eppure c’è stata, e tuttora esiste una presenza mafiosa non di poco conto. I giornali locali raccontano poco e male. I nazionali non se ne interessano. Eppure il fenomeno è in forte crescita. La consapevolezza della gente, invece, è ai minimi livelli. Disinformata, a volte disinteressata. Spesso commette l’errore di sottovalutare un sistema ben oliato. Quello che evoca il termine mafia, nelle regioni del nord, è il classico uomo con “coppola e lupara”. Ma da diversi anni, non è più così. La mafia imprenditrice, infatti, è entrata in tutti i livelli economici e istituzionali. Mimetizzata e in stretti legami con le stesse istituzioni.
Rievochiamo, grazie anche all’ottimo e-book “Tra la via Emilia e il Clan” di Amorosi e Abbondanza, un evento grigio e, purtroppo, poco noto nella storia del capoluogo emiliano, che interessa la piazza principale bolognese.

È il 1992. La Icla di Napoli, società al fianco del colosso CCC (Consorzio Cooperative Costruzioni), conquista l’appalto di Piazza Maggiore. Già due anni prima si occupò della ristrutturazione della Pinacoteca delle Belle Arti, sempre a Bologna. Ma di che società si tratta? La nota integrativa della relazione su TAV e Campania, della Commissione Parlamentare Antimafia, del 1996, ci fa aprire gli occhi.
La Icla viene, infatti, ricondotta a un democristiano della Prima Repubblica. Paolo Cirino Pomicino, condannato per finanziamento illecito ad un anno e otto mesi. Ha poi patteggiato due mesi per corruzione relativi ai fondi Eni, mentre risulta prescritto per i procedimenti sulla gestione dei fondi per il post terremoto in Irpinia, fondi che ammontavano a sessantamila miliardi di lire.
La Icla nei primi anni del 1980 si trova in grossa crisi economica. “Sono le imprese della Camorra – si legge nella relazione – che di fatto finanziano le società in stato di decozione operanti solo con compiti di copertura. Di qui il duplice effetto gravissimo. Il primo è il riciclaggio effettuato dalla criminalità organizzata attraverso gli investimenti nei lavori dell’Alta Velocità. Il secondo è l’esclusione dal mercato delle imprese sane fatte oggetto di azioni intimidatorie”. “Nell’Icla – prosegue – risultano presenti elementi e società della criminalità organizzata di matrice sia camorrista che mafiosa con la mediazione di personaggi del mondo politico-imprenditoriale coinvolti in gravi episodi di corruzione politica”.
E la società si occupa di pubblici appalti e di opere di massima importanza, proprio come la Tav. Sulla tratta Roma-Napoli, infatti, sono impegnate cooperative rosse, come la CCC. Quest’ultima faceva parte del Consorzio rappresentato dal’IRICAV-UNO. Lo Sco, Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, afferma nella relazione che talune società partecipi del Consorzio avevano “contatti con la criminalità organizzata”. Le garanzie, per l’entrata dell’Icla nella partecipazione del Consorzio, provengono dall’IRI. Nel 1991 Icla incorpora la società Fondedile. Società che, secondo le indagini della Squadra Mobile di Caltanissetta e del Ros dei carabinieri di Palermo, ha stretti contatti con Cosa Nostra. Legami che vengono sottolineati in un’informativa inviata anche a Giovanni Falcone, allora Procuratore aggiunto a Palermo. I nomi dei boss fanno tremare i polsi. Su tutti Angelo Siino, indicato come “proconsole di Riina”.
Il CCC partecipa al Consorzio Iricav-Uno con il tre per cento. Coinvolto anche in indagini della DDA di Napoli, a causa di “collusioni ad alto livello ed in raffinati meccanismi di sviluppo degli appalti”. Negli atti della Commissione si legge, inoltre, che “si tratta di forme deprecabili di consociativismo nella spartizione di appalti di opere pubbliche che hanno coinvolto in passato rappresentanti del governo e dell’opposizione e che hanno indubbiamente favorito l’ingresso del crimine organizzato anche in grandi opere pubbliche, quali l’esecuzione dell’Alta velocità e della terza corsia dell’Autostrada del Sole”. La relazione continua indicando le connessione della società Icla con gli Zagaria, del clan dei Casalesi. Si parla di 18 anni fa. Anni caldi e decisivi per la nostra Repubblica, a causa delle bombe mafiose in Sicilia, e dell’inchiesta Tangentopoli, che ci ha traghettato dalla Prima alla Seconda Repubblica.