Margarethe Von Trotta: “Berlusconi? Altrove uno come lui non potrebbe essere premier”

(di Giovanni Zambito – www.fattitaliani.it)
CinemadaMare è un Festival cinematografico itinerante diretto da Franco Rina che attraversa le più belle città delle regioni del centro-sud Italia: Lazio, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia e si ferma in ogni tappa per una settimana circa. Un grande set a cielo aperto che dura quarantasette giorni (1 luglio – 16 agosto 2010), durante i quali cento ragazzi provenienti da tutto il mondo avranno la possibilità di girare i loro film, di vederli proiettati su uno schermo e di farli partecipare a un concorso.
CinemadaMare offre a tutti questi ragazzi ospitalità gratuita e un rimborso sulle spese di viaggio aereo. Nella conferenza stampa di presentazione ufficiale Fattitaliani ha incontrato l’ospite d’onore, la grande regista Margarethe Von Trotta, che prima aveva partecipato in piazza Navona alla manifestazione della stampa contro la legge bavaglio. “Bisogna manifestare per la libertà di stampa: forse sono gli ultimi giorni in cui è possibile farlo”, spiega la regista.

Non è un po’ troppo pessimista?
Sì, sono molto pessimista: vedo fino ad ora Berlusconi è riuscito a fare tutto quello che voleva, solo con l’ultimo ministro Brancher non ce l’ha fatta in tutto. Normalmente, però, per me come tedesca è molto strano e non si può capire come può accadere che in un paese democratico non si può più parlare liberamente, apertamente e ad alta voce.

Lei conosce bene il nostro Paese: come ci vede da fuori?
Devo dire che siete dei clown: io vivo un po’ a Parigi e un po’ a Monaco e leggo i giornali francesi e tedeschi; si stupiscono sempre davanti a un premier come Berlusconi: da noi uno che ha tanti giornali e canali televisivi non potrebbe essere mai allo stesso tempo il capo di governo. Qui è possibile, che cosa vuol dire? che ha tutti i diritti per farvi tacere.

Ma si può parlare ancora di democrazia in Italia secondo lei?
Forse non più: dovete combattere per mantenerla.

Il cinema può essere ancora un veicolo attraverso il quale far passare messaggi di libertà di parola e democrazia?
Sì, i ragazzi per questo festival vengono da tanti paesi per imparare: l’Italia da una parte ha tutte le bellezze e tutti vi invidiano e dall’altra occorre chiudere gli occhi per non vedere il resto.

A livello cinematografico che cosa insegnare a questi giovani?
Più che insegnare direi incoraggiare: con loro si deve parlare affinché possano restare sempre loro stessi, che non facciano imitazione, ma realizzare quello che vogliono essere ed esprimere.

L’arte quindi può ancora trasmettere e insegnare qualcosa o resta passiva?
Mai passiva: non lo si può essere facendo arte; è un’espressione, una ribellione. Noi ci muoviamo sempre nella direzione della protesta e della contestazione, ma bisogna vedere l’effetto che si produce negli spettatori.

Tornando alle bellezze italiane, c’è per lei una location perfetta?
Non ne esiste solo una: ce ne sono almeno cento. Per esempio a Roma ho passato il ponte per l’isola Tiberina che non ricordavo: che bellezza! che architettura! dovete essere molto orgogliosi di avere queste cose. Noi non le abbiamo perché la guerra ci ha distrutto tutto: quando sono nata i miei primi ricordi sono rovine, mentre voi avete tutto questo.