L’inchiesta “Meta” fa tremare Reggio Calabria

Reggio CalabriaUomo: “Compare Mimmo! Se arrestano quaranta, cinquanta, sessanta persone al comune…” Domenico Barbieri: “Subito! Tutti cantano. Ne arrestano quaranta…”. Uomo: “E diventa una catena, e poi non solo del Comune, poi altri imprenditori…”.

Parlano Mimmo Barbieri, un costruttore arrestato dalla Procura Antimafia di Reggio Calabria perché ritenuto organico alle cosche della città, e un suo interlocutore. Si raccontano la paura che anche che anche in queste ore sta rovinando il sonno a più d’uno negli ambienti che contano nella Città dello Stretto. Fin dove arriverà l’inchiesta “Meta” del pm Giuseppe Lombardo che il 23 giugno scorso ha portato in galera pezzi da novanta della ‘ndrangheta insieme a imprenditori e prestanome? Nei salotti buoni della città, nelle stanze del potere, nei palazzi della politica si sissurra degli sviluppi clamorosi sui rapporti inconfessabili tra potere e ‘ndrangheta. La stessa smentita della procura sul coinvolgimento di politici non promette nulla di buono.

“Non vi sono allo stato iscrizioni a carico di esponenti politici”. E anche quando la nota fa riferimento al rapporto del ROS dei carabinieri che fa da fondamento all’inchiesta, si precisa che è stato acquisito dagli inquirenti, in parte coperto da omissis per “fatti penalmente irrilevanti, ovvero per i quali sono necessari ulteriori approfondimenti”. Si sta indagando ancora e presto scoppierà la bufera a Reggio. Per ora le uniche polemiche si concentrano su quel ricevimento che il 15 ottobre del 2006, i fratelli Barbieri organizzarono in un noto ristorante per festeggiare i cinquant’anni di matrimonio dei genitori. C’era anche Giuseppe Scopelliti , l’attuale governatore della Calabria, allora sindaco della città. Si trattenne più di un’ora e brindò agli sposi. Anche mafiosi e picciotti di ‘ndrangheta alzarono il calice in quella occasione.

Ma è sfogliando l’elenco degli indagati e i 55 faldoni dell’inchiesta a disposizione dei difensori degli arrestati, che arrivano le sorprese. Nel faldone n.45, infatti, compaiono i nomi di Manlio Flesca, Michele Marcianò e Alberto Sarra. Tre politici vicinissimi al governatore Scopelliti, l’ultimo, Sarra è sottosegretario nella giunta regionale. Manlio Flasca, consigliere comunale di maggioranza a Reggio, è presente al banchetto in onore dei genitori dei fratelli Barbieri, per loro -scrivono i carabinieri- “rappresentava un vero e proprio punto di riferimento verso l’amministrazione comunale”.

Portavano voti i due fratelli legati alla ‘ndrangheta, Mimmo era in ottimi rapporti con gli Alvaro di Sinopoli, ma anche con i Pesce di Rosarno. La sua ricerca di voti a favore del consigliere Flesca  era “costante e perseverante”. Michele Marcianò, classe 1972,di professione gestore di palestre, è consigliere comunale con delega al decentramento. Già indagato per voto di scambio e associazione mafiosa (accuse dalle quali sarà assolto), è il personaggio intercettato mentre parla con Cosimo Alvaro, rampollo di una delle più potenti famiglie della ‘ndrangheta, di tessere di Forza Italia. “con me prima della politica viene il rispetto”, dice al giovane boss. Progettano “Circoli della libertà”. “Quando venite al comune salite sopra a Palazzo San Gorgio…avete un computer, due segretarie, le mandate dove volete, autorizzo io per quanto riguarda voi si devono mettere a disposizione”. Infine Alberto Sarra, sottosegretario della Regione Calabria. Di lui i carabinieri del Ros sottolineano gli stretti rapporti con i fratelli Lampada, “tipiche figure criminali che si innestano pienamente nel substrato mafioso, con compiti e ruoli connessi alla gestione del patrimonio economico di Pasquale Condello”, o’Supremo.

È Giulio Lampada a presentare all’Onorevole Sarra, Antonio Oliviero, assessore al Turismo della Provincia di Milano, in occasione del matrimonio di suo fratello. Alla cerimonia, notano i carabinieri,”avevano partecipato anche i componenti dello stretto nucleo familiare di Pasquale Condello”.

(Pubblicato su Il Fatto Quotidiano del 6 luglio 2010)