L’operazione Meta e la politica ipocrita

auto carabinieri (di Paolo Pollichieni – Calabria Ora)

Plausi alla Dda e silenzi sugli intrecci tra Palazzo e clan nelle intercettazioni le dinamiche del potere corrotto.

Tanti complimenti, da tutte le parti, piovono in questi giorni sull’ennesima attività della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria coronata dal successo. Il lavoro del procuratore capo Giuseppe Pignatone e quello del pubblico ministero Giuseppe Lombardo, in uno con l’attività svolta dai carabinieri del Ros, sono oggetto di consensi unanimi per gli esiti dell’operazione “Meta”. Una saga dell’ipocrisia politico-istituzionale, accompagnata anche da qualche eloquente silenzio. Aspettiamo che la politica esca dal generico plauso ed entri nel merito dei macigni che l’ordinanza del gip Filippo Leonardo scaglia contro chi amministra la politica e la cosa pubblica in riva allo Stretto. Cominciando dall’imputazione posta a carico della trimurti (Giuseppe De Stefano, Pasquale Condello, Pasquale Libri) che governa la ristrutturata ’ndrangheta reggina.

Proviamo a leggerla bene l’accusa formulata a tale organizzazione che, «avvalendosi della forza di intimidazione derivante dal vincolo associativo e della rilevante condizione di assoggettamento e di omertà che deriva dall’esistenza della organizzazione criminale prima indicata e dalla consapevolezza diffusa del peso criminale dei riconosciuti capi della stessa organizzazione di tipo mafioso», ha come obiettivo tutt’altro che secondario quello di: «Impedire od ostacolare il libero esercizio del voto o procurare voti agli associati, ai concorrenti esterni, ai conniventi o ad altri in occasione di consultazioni elettorali».
E chi saranno mai questi «concorrenti esterni»? Questi «conniventi» che dal controllo e sul condizionamento del voto ad opera della ’ndrangheta fondano le loro carriere politiche, ricambiando poi con appalti, assunzioni, affidamento di servizi e quant’altro? Su questo il dibattito politico è semplicemente inesistente.

A tre giorni dagli arresti e pur in presenza di eloquentissime indagini dei carabinieri, nessuno interviene e nessuno ritiene di avere alcunché da dire. Eppure appare chiaro, anche per le parole dette dal procuratore Pignatone in conferenza stampa, che questo è solo il primo troncone di una indagine che, muovendo dal livello “militare”, ha un percorso finalizzato a colpire scenari politico istituzionali devastanti. Ma la politica tace, le istituzioni pure. E tace anche l’antimafia da cortile, quella del gettone di presenza: provate ad andare sui loro siti web, troverete il deserto. Non un rigo, non un accenno all’Operazione Meta. La sensibilità e l’ansia di legalità si fermano a “Why not”.

Eppure i magistrati inquirenti evidenziano che in molti casi è la politica a cercare la ’ndrangheta e non il contrario. L’imprenditore condannato per mafia Matteo Alampi lo dice chiaro, non sapendo di essere registrato dai carabinieri: «Ieri mi è arrivata una imbasciata dal Comune. Ci sono là cinque società miste… nel Comune… Cinque società miste, una per i tributi, una per l’acqua, una (incomprensibile) per le pulizie, un’altra mi pare che si sono ritirati dal Comune, un’altra per l’ambiente. Mi manda l’ambasciata, Pasquale Condello, se mi posso interessare a questo progetto. Io vi spiego anche il passaggio, poi voi avete la saggezza pure di valutare». E poi ci sono le cosche che hanno bisogno di avere loro rappresentanti in Parlamento.

Il nuovo sistema elettorale non consente di eleggerli perché non c’è il voto di preferenza allora che si fa? Semplice, si offrono soldi alla politica: gli emissari di Condello sono pronti a pagare purché un loro segnalato venga messo in lista ed eletto. Addirittura in una intercettazione l’imprenditore mandato in avanscoperta è pronto «anche a versare una caparra». E’ un esponente della famiglia Lampada che parla ed i carabinieri annotano: «Faceva chiaramente intuire che lo scopo era quello di avere, attraverso candidature politiche, persone di fiducia in Parlamento, aldilà di quale fosse lo schieramento politico. Infatti, i contatti con Zobbi, sicuramente, erano finalizzati ad ottenere l’eventuale assenso di quest’ultimo all’interno dello schieramento al quale aderiva. Una metodologia molto semplice, quella progettata dai Lampada, basata sulla necessità di avere a disposizione, a qualsiasi livello, determinate coperture politiche. Il Lampada Giulio, in particolare, specificava, tra l’altro, che sicuramente lo Zobbi era in buoni rapporti con Tabacci e Baccini, responsabili del movimento politico “La Rosa bianca”, pertanto, lo stesso avrebbe potuto caldeggiare la candidatura».

Questo per il Parlamento, perché negli enti intermedi, Comune, Provincia e Regione si preferisce evitare nomi “sputtanati”, meglio «avere tra i candidati le cosiddette “teste di legno”, il cui unico interesse è quello di detenere un posto di prestigio, governati a loro volta, da pochi soggetti che, realmente, gestivano la “vita politica”, comunque gente già dimostratasi affidabile». Infine la raccolta del consenso: sono da manuale i dialoghi del boss Cosimo Alvaro quando si mobilita in favore dei candidati del centrodestra al Comune di Reggio Calabria, alcuni dei quali vicinissimi all’allora sindaco Scopelliti. Nel rapporto del Ros si evidenzia l’episodio di un elettore che ad Alvaro dice che «non aveva mai votato un partito di destra». Sentite la replica per come la riportano i carabinieri: «L’Alvaro, testualmente: “Se tu vai a destra per noi è più convenevole, per quanto riguarda me e tutti gli amici miei!”, la verità! più convenevole perché giustamente non posso… inc…, una persona che vota a sinistra»
Giulio Lampada dialoga col padre:
Giulio: Mi hanno spiegato papà come si diventa deputati o senatori.
Uomo: Con composizione di lista… pagando.
Giulio: Me lo ha spiegato ieri Armando papà! io sapevo a livello comunale, provinciale e regionale come funziona la politica…
Uomo: Nooo…
Giulio: …ma non sapevo a livello di deputato o senatore come si diventa…
Uomo: Tu paghi, no…
Giulio: non si arriva da nessuna parte, (tratto incomprensibile) da nessuna parte
Uomo: Nooo… tu paghi il segretario no… paghi in contanti, non sono ammessi… dipende dal…
Giulio: Subito, subito, hai sentito?
Uomo: Sì… (incomprensibile) sono anche… tra i problemi che ci sono adesso in Calabria c’è anche questo… è venuta fuori anche questa storia del coso… dei deputati e delle scelte… c’è stato uno
Giulio: gli dico noi l’abbiamo… ed è qua, siamo disposti… si può ragionare… se per caso lui dice no Lampada però ci vogliono dei requisiti… non togliendo nulla, intendo dire già delle candidature alla Regione o alla Provincia o al Comune, mi segui?
Grazio: Eh.
Giulio: gente che già abbia avuto delle esperienze dirette con un curriculum… me lo può pure dire papà
Grazio: Certo
Giulio: me lo può pure dire… perché, dice “io ho questo canale”, se gli altri misero “ricchiuni e froci” non lo so, io ho questo canale… devo portare una persona di un certo modo affinché mi diano il “posto”… me lo può anche dire quello!
Grazio: E’ logico
Giulio: La mia strada è questa, dice… mi spiego? Allora uno può dirgli.., mi prendo una riserva di quarantotto ore se mi serve per qualche altra situazione, devo parlare, vi faccio sapere… discuti… ne abbiamo persone per le quali si può ragionare per un fatto del genere e fanno la fila vedi.
Grazio: E chi ?
Giulio: Chi?
Grazio: Chi sono?
Giulio: In primis Armando… in primis… ti posso garantire che ne abbiamo… se te lo dice tuo figlio è perché …ti dice che ne abbiamo… certo con questo giochino qua non è stato tanto bello e simpatico, sei d’accordo papà?
Grazio: Certo
Giulio: Però il medico non sa nulla…(incomprensibile) che quello ha visto un curriculum… me lo ha mandato là, papà!… tre volte consigliere regionale, questo, questo, questo e questo, chi “cazzo” può pensare un fatto del genere (incomprensibile)
Grazio: E ma quando (incomprensibile) … ieri sera… ti ho detto io… e questo ha bisogno… di essere appoggiato? con una strada di quella che ha? La politica appaltata alla ’ndrangheta. Va bene così!