Reggio Calabria, le talpe dei boss in procura

(Procura di Reggio Calabria)
I boss della ‘ndrangheta avevano amici ben introdotti negli ambienti investigativi. Traditori che li informavano sulle inchieste fatte dalla Procura antimafia di Reggio Calabria, comunicando finanche giorno e ora del blitz ed egli arresti. Si tratta di una vera e propria “squadra” di infedeli, uomini che in passato avevano giurato fedeltà alla Repubblica e alle sue leggi, e he oggi, invece baciano le mani ai mammasantissima. C’è un’inchiesta aperta, ci sono nomi coperti da “omissis”, e c’è soprattutto la rabbia dei magistrati reggini. I sostituti della DDA che in queste ultime settimane hanno inferto colpi durissimi ai clan calabresi dell’Aspromonte alla Piana di gioia Tauro, fino all’arresto del superlatitante Giovanni Tegano, sono saltati dalla sedia quando hanno ascoltato questa conversazione intercettata nella casa di un boss.
Giuseppe Pelle: “la bontà vostra, quello che vi raccomando è di ….(inc).. compare Gianni… pure che sapete che l’operazione scatta all’una…”
Uomo “…(inc)….”
Giuseppe Pelle…”A me basta che lo diciate un’ora prima pure!”
Uomo : “Si, un’ora vi basta? Cinque?”
Giuseppe Pelle: “Ma pure tre!”
Giovanni Ficara “….(inc)….
Uomo “Facciamo cinque per sicurezza, non si sa mai!”
Giovanni Ficara : “Ah?”
Giuseppe Pelle: “Vai tranquillo così. Dormi tranquillo”
Giovanni Ficara :” No, per questo fatto state tranquillo che…”
La conversazione è chiara. Per comprenderne meglio la pericolosità bisogna però fare una rapida biografia dei personaggi. Giuseppe Pelle è l’erede della famiglia di Antonio Pelle, Toni Gambazza, il numero uno della ‘ndrangheta di San Luca, la più potente, quella che ancora oggi occupa un ruolo di rilievo nella mafia calabrese. Suo padre è morto, pochi mesi dopo l’arresto, il novembre 2009, dopo dieci anni di latitanza. Lo scettro del comando della “famiglia” è passato a Giuseppe. Giovanni Ficara è l’erede di una delle “famiglie” storiche della ‘ndrangheta di Reggio città, comanda nella zona di Croce Valanidi ed è alleata con i Latella. Ma quel che più conta nel quadro della strategia mafiosa, i Ficara sono gli alleati storici della cosca Novella, una “famiglia” che ha fortissimi interessi a Milano.
Ed è proprio nel capoluogo lombardo che da tempo è in corso una grossa inchiesta condotta in team con i magistrati di Reggio, sul riciclaggio e sugli interessi delle famiglie mafiose calabresi. Quello che nella trascrizione dell’intercettazione viene coperto da omissis e semplicemente indicato come “uomo” è la talpa. La spia. L’informatore dei mafiosi. “Un’ora vi basta? facciamo cinque” dice a Giuseppe Pelle. Insomma, il boss poteva dormire sonni tranquilli, l’uomo “lo avrebbe avvisato almeno cinque ore prima del blitz e degli arresti.
A parlare, secondo indiscrezioni, sarebbe uno dei tre personaggi che facevano parte della “squadra” degli informatori. Tra questi un ex ufficiale dei reparti operativi speciali dei carabinieri da qualche tempo passato ai servizi segreti. La conversazione è del 10 marzo, gli arresti sono del 22 aprile. Fermi indiziari, procedura d’urgenza. Perché, spiega la procura diretta da Giuseppe Pignatone, “nel corso delle indagini sono emersi elementi tali da ritenere fondatissimo il pericolo di fuga”. Il riferimento diretto è a quella conversazione intercettata “assolutamente significativa risulta una conversazione tra presenti registrata nel pomeriggio del 20.03.10 all’interno della abitazione di Giuseppe Pelle, a cui partecipavano gli odierni indagati Giuseppe Pelle, Giovanni Ficara, Costantino Carmelo Billari e un uomo in corso di identificazione, giunto presso l’abitazione del pelle in compagnia del Ficara e del Billari. Nel corso del dialogo quest’ultimo comunicava di avere la possibilità di procurarsi informazioni riservatissime su eventuali operazioni di polizia da eseguire in futuro e assicurava al Pelle che lo avrebbe avvisato qualche ora prima dell’esecuzione dei provvedimenti custodiali, in modo da permettergli di darsi alla latitanza…
La sicurezza con la quale il soggetto garantiva al Pelle di avere la possibilità di avvisarlo di eventuali operazioni di polizia è semplicemente inquietante, perché si tratta, evidentemente, di un personaggio molto ben introdotto in ambienti che dispongono di informazioni coperte dal segreto investigativo. Altissimo, di conseguenza, è il rischio che gli indagati vengano a conoscenza dell’indagine in corso – in particolare, dell’esistenza della microspia all’interno dell’abitazione sita in Bovalino alla via…….e in tal caso è pressoché certo che si darebbero alla fuga”. I boss sapevano tutto, dei telefoni intercettati e delle microspie che gli agenti della Mobile avevano piazzato nelle case di alcuni di loro. Giovanni Ficara voleva a tutti i costi evitare l’arresto. Ai Pelle, espertissimi nel “ramo”, aveva chiesto consigli e aiuti materiali per costruirsi un bunker e ai suoi potenti protettori istituzionali indicazioni sulla Bielorussia e sui trattati di estradizione con l’Italia. Era lì che voleva fermarsi per un po’, ma le manette sono scattate prima.