Le mani delle cosche sulla nostra tavola
Controllavano lo smercio di frutta all’ingrosso. Camorra e mafia avevano fatto cartello per impossessarsi dei grandi mercati ortofrutticoli da Gela a Fondi. “Hanno realizzato il federalismo”. Piero Grasso si affida all’ironia per commentare l’operazione di Dia, Squadra mobile di Caserta e Procura distrettuale antimafia di Napoli che ha smantellato la “frutta connection”. Tutto ruotava attorno ai vertici dei casalesi e alla “paganese”, di Costantino Pagano, uomo del clan Bidognetti. Che a Napoli aveva stretto patti di non belligeranza con i Mallardo e i camorristi dell’alleanza di Secondigliano fino ai gruppi dell’entroterra nolano legati ai Graziano di Quindici, e in Sicilia con gli eredi di Nitto Santapaola e con gli Ercolano di Catania.
Così “la paganese” era diventata una vera e propria potenza. Lo racconta lo stesso Pagano intercettato al telefono con un altro camorrista.
“devo comandare per mantenerla questa cosa… perché il giorno che devo dividere un viaggio significa che è finita… per mantenere la paganese come si sta mantenendo da sette anni non è facile perché sta il problema con quello a Catanzaro andiamo a sparare … ci sta il problema con il marocchino a Fondi ed andiamo a sparare al marocchino… abbiamo un problema con questo a Giugliano… andiamo a sparare… non è facile… Una situazione come la paganese non esiste da nessuna parte, secondo me, dell’Europa… perché? Perché Di Martino ha il mercato di Vittoria… in mezzo a Di Martino ci stanno altre sette agenzie…”.
Estasiato, l’imprenditore della camorra, allarga il racconto della sua forza. “andate a gela e trovate altre sette agenzie… andiamo a Palagonia abbiamo venti agenzie, venti capi… andiamo a Catania ci sono trenta capi… qua esiste solo la paganese per trecento chilometri quadrati capisci… tu pensi che c’è gente che sono più stronzi di me… in mezzo Fondi a caricare i bancali se li portano a Palermo… a Catania… trecento chilometri quadrati trovi solo la paganese… e non apre nessuno… perché voi andate giù in Sicilia …… I Madonia, gli Emmanuello… nessuno ti guarda qua… qua non comanda nessuno… allora è tutto un casino… almeno noi qua abbiamo invaso il discorso… da qua… fino a Roma, fino a Milano… comandiamo noi… ci sono camorristi da tutte le parti…”.
Camorristi e mafiosi, insieme alla ‘ndrangheta i padroni delle nostre tavole, i rapinatori della spesa degli italiani. L’86% di frutta e verdura viaggia su gomma, il trasporto incide per un terzo sui costi, il giro d’affari delle mafie italiane sui mercati del fresco è di 7,5 miliardi. Ecco perché ai casalesi non può sfuggire il business del mercato ortofrutticolo di Fondi, il più grande d’europa. Costantino Pagano, d’accordo con Michele Zagaria, Antonio Iovine, ‘o ninno, e i vertici ancora a piede libero del clan dei casalesi, piazza un suo uomo al mof.
“Mi servivano due cristiani vicino per comandare a Fondi, ho scelto a te ed ho scelto a Gigino Terracciano…. Tu sei venuto qua che già stavano tutti quanti…. E ti ho dato il diritto di comandare a Fondi ed in Sicilia”.
Non solo di frutta e ortaggi si trattava, ma anche di armi. Servivano a rafforzare il potere militare del clan, ma anche per la vendita. Mitra, lanciarazzi, bombe a mano. Che i casalesi compravano grazie ala complicità di un ufficiale dei carabinieri o dell’esercito. “quello serve per far saltare un camion in cielo. Mi serve un coso di quelli là per schiantargliela in testa. Tiene pure i missili dentro? Quello tiene i missili piccoli”. I boss della “frutta connection” non stavano parlando di carote.