Le ‘ndrine alle Olimpiadi 2006

(di Mirella Molinaro – Calabria Ora)

Le ’ndrine infiltrate nei Grandi eventi: dalle Olimpiadi del 2006 ai lavori per il porto di Imperia. Il denaro che la ’ndrangheta avrebbe ottenuto dallo spaccio di droga sarebbe stato riciclato in un’azienda edile che, indirettamente, avrebbe ottenuto incarichi e commesse nei cantieri delle Olimpiadi di Torino 2006 e del porto di Imperia. È uno dei risvolti del maxi-sequestro di beni del valore complessivo di dieci milioni di euro eseguito dalla Direzione investigativa
antimafia di Torino. I sigilli sono stati posti a società, ville, appartamenti, box auto e terreni agricoli in Piemonte, Lombardia e Calabria riconducibili a due persone Ilario D’Agostino, 47 anni, originario di Placanica (Rc) e Francesco Cardillo, 44 anni, originario di Caulonia, già da mesi in carcere con l’accusa di riciclaggio aggravato.

D’Agostino e Cardillo, già noti alla Direzione investigativa, sono stati arrestati lo scorso ottobre con l’accusa di riciclaggio aggravato per il caso della Ediltava srl, società a cui avevano intestato beni di considerevole valore. Secondo gli investigatori il sequestro ha colpito un gruppo di «soggetti contigui alla ’ndrangheta» – ha detto Gian Antonio Tore, capocentro della Dia a Torino – che riusciva a «lavare » nell’edilizia e nel mercato immobiliare il denaro di un presunto narcotrafficante, Antonio Spagnolo, che sarebbe legato a una cosca di Caulonia. Secondo l’accusa Antonio Spagnolo, ritenuto personaggio di spicco del narcotraffico, arrestato e condannato a Reggio Calabria per traffico di stupefacenti nel 2008, sarebbe in stretto contatto con Ilario D’Agostino, il suo «amministratore di denari» in Piemonte. Proprio dal nome della Ediltava, dall’analisi delle sillabe Ta e Va, gli inquirenti avevano capito il nesso con lo Spagnolo. Tra le pieghe del procedimento spicca la società Italia Costruzioni, descritta come «il braccio operativo del gruppo nel settore degli appalti pubblici», che in vista dei giochi di Torino 2006 si è occupata, in subappalto con ditte satellite, direttamente o indirettamente, dei lavori di carpenteria di alcuni Villaggi olimpici, del Palavela e di altre strutture, pagando una parte dei compensi agli operai – secondo le ipotesi investigative – in nero.

«Senza enfasi – ha detto Tore in conferenza stampa, alla quale hanno partecipato anche gli ufficiali che hanno condotto l’operazione, i colonnelli Ermanno Palombini e Giorgio De Donno – riteniamo di aver raggiunto un risultato di grande spessore. Vogliamo però anche sottolineare che lo strumento legislativo del sequestro anticipato ha dimostrato una notevole efficienza».
Un’altra circostanza ha colpito il numero uno della Dia piemontese ed è «la relativa rapidità con la quale sono stati accumulati i capitali mafiosi: meno di quindici anni».

Sotto sequestro preventivo, per ordine del tribunale, sono finite quindi ville, appartamenti e box auto a Torino, Villareggia (Torino), Orbassano (Torino), Cervere (Cuneo), Asti, Calliano (Asti), Dusino San Michele (Asti), Legnano (Milano), Riace (Rc), più agrumeti, terreni e fabbricati per l’allevamento del bestiame e la produzione casearia di un’azienda di Caulonia (Rc). In particolare le società coinvolte nell’operazione sono, appunto, la “Italia Costruzioni” di alcuni familiari di Francesco Cardillo, attorno a cui ruotavano società satellite che hanno preso appalti anche per le Olimpiadi, la costruzione del porto di Imperia, l’autostrada Torino- Milano, e la Domus immobiliare. Sequestrati pure beni intestati all’azienda agricola Santa Domenica. Sempre a Caulonia sono stati posti i sigilli al negozio e ai terreni di Cardillo e della moglie, che avevano una villa a Orbassano con garage e terreno.
Sottratti a Ilario D’Agostino invece beni intestati a lui, alla moglie e alla figlia,tra cui una lussuosa abitazione di 8,5 vani con garage di 67 metri quadri a Torino, diversi garage ad Asti, e terreni a Riace (Rc). Oltre alla società Ediltava, sequestrata l’anno scorso nel procedimento sul riciclaggio, sono stati sequestrati appartamenti, box auto, negozi, terreni a tra il Piemonte e la Calabria. Ora il tribunale dovrà decidere per la confisca.

«Al vertice di questa ramificazione piemontese della ’ndrangheta vi era – spiegano gli uomini della Dia – D’Agostino che, con il nipote Francesco Cardillo risultavano attivi sin primi anni ’90 nel traffico di stupefacenti in Piemonte; parallelamente, avevano costituito diverse imprese edili tramite le quali riciclavano in beni immobili i cospicui introiti che la propria organizzazione accumulava illecitamente, mascherando dietro una copertura imprenditoriale e reddituale l’elevato tenore di vita che il crimine consentiva loro».

Nel 1995 avevano costituito la Ediltava Sas, secondo l’attività investigativa – fittiziamente intestata a parenti di D’Agostino e di Spagnolo. «La società – è scritto in un comunicato della Dia – che ha iniziato sin dai primi mesi di vita ad acquistare fabbricati e terreni, negli anni a seguire assumerà sempre più marcatamente le vesti di “cassaforte immobiliare” della cosca Spagnolo». Nel 1999 l’arresto di D’Agostino e di Cardillo per traffico di stupefacenti ha imposto una «radicale rivisitazione della compagine societaria della Ediltava, a quella data titolare di un nutrito portafoglio immobiliare; la proprietà aziendale è stata dapprima trasferita in capo a nuove figure, sempre strettamente legate a D’Agostino ed a Cardillo e, nel 2005, è stata intestata a Pontoriero Giuseppe (65 anni, originario di Ricadi, ndr), commercialista del gruppo sin dai primi anni ’90 che, grazie ad una falsa perizia di estimo immobiliare» redatta con la complicità di un notaio «ha “acquistato” per soli 30.000 euro una società che aveva possedimenti immobiliari del valore commerciale di circa 4 milioni di euro».

Da trafficanti a imprenditori. D’Agostino e Cardillo, tornati in libertà nel 2001, secondo la ricostruzione della Dia – «hanno abbandonato le vesti di trafficanti e si sono dedicati in via esclusiva all’attività imprenditoriale, gestendo il patrimonio e le imprese operative della cosca, dando contestualmente impulso alla costituzione di ulteriori aziende “satelliti”.
Tra esse Italia Costruzioni Srl, società “capogruppo” formalmente intestata a stretti parenti di Cardillo, ha iniziato ad aggiudicarsi una serie di importanti lavori relativi alla costruzione dei “Villaggi Olimpici”, giungendo a porre in bilancio volumi d’affari prossimi ai 10 milioni di euro. L’elevato numero di carpentieri (circa 200) sui quali l’impresa basava (e basa tutt’ora) la propria potenza commerciale e concorrenziale, dei quali le indagini hanno dimostrato essere in buona parte impiegati “in nero”, con contratti part-time o con prestazioni formalmente limitate nel tempo ma nella realtà utilizzati a tempo pieno, connesso a non meglio definite conoscenze imprenditoriali di Cardillo e di D’Agostino, hanno consentito all’impresa di consolidare sempre più la propria presenza nel settore dei pubblici appalti».

L’imponente attività di riciclaggio, con ricorso a sofisticati meccanismi di interposizione fittizia in ambito societario, occultamento della provenienza di capitali illeciti e costituzione di un patrimonio immobiliare di notevoli dimensioni, sarebbe stata costantemente agevolata dall’opera di alcuni professionisti in primis il commercialista, ma anche un notaio, che si sarebbero prestati alla creazione, trasformazione e cessazione delle imprese strumentali agli scopi del presunto sodalizio. Attualmente – ha evidenziato la Direzione investigativa antimafia – le aziende di D’Agostino
sono presenti anche sui cantieri relativi alla costruzione del nuovo porto di Imperia, che, una volta ultimato, rappresenterà il più grande porto turistico dell’intero bacino del Mediterraneo e, in Calabria, è in fase di costruzione un centro commerciale su terreni di proprietà della Ediltava.