Traffico di cocaina lungo la via Adriatica dieci in manette
di Gianpaolo Balsamo
Puglia, Calabria, Marche ed Emilia Romagna, quattro regioni unite da un fiume di «polvere bianca».
L’ipotesi dell’asse del traffico della cocaina tra le quattro regioni italiane è stata confermata dagli arresti compiuti all’alba di ieri dagli uomini della Direzione investigativa antimafia di Bari, coordinati dal colonnello Claudio Peciccia (capo del Centro Dia di Bari), dalla responsabile del settore Investigazioni giudiziarie Anna Fiorentino e dal vice questore aggiunto Giampaolo Patruno. Dieci le persone finite dietro le sbarre che, nell’ambito di un’attività investigativa ben più ampia avviata già da tempo dagli investigatori della Dia barese, facevano parte di una organizzazione operante prevalentemente nel territorio cerignolano (da qui il nome dato all’operazione, «Ceraunilia») e canosino e dedita allo spaccio di sostanze stupefacenti.
Il gruppo, gestito da un vero e proprio «triumvirato» (il 45enne cerignolano Saverio Palumbo, il 43enne canosino Sabino Massimiliano Carbone ed il 38enne Massimo Sabino Moscaritolo, anche lui di Canosa) operava prevalentemente nel Nord Barese e nel Foggiano ma aveva referenti anche nelle zone di Ancona, Modena e Rimini. Le indagini, durate oltre un anno e coordinate dal sostituto procuratore Antonio Savasta del Tribunale di Trani dopo essere state inizialmente di competenza della Dia di Bari, hanno consentito di dimostrare che il gruppo si faceva pagare la «roba» attraverso l’utilizzo di «Paypal» o «vaglia postali on line» con movimenti telematici di numerose migliaia di euro, incassabili solo mediante la conoscenza da parte del beneficiario di una password fornita dall’ordinante.
Non solo. La certosina attività investigativa, che ha preso le mosse da alcuni episodi di spaccio avvenuti a Canosa nel 2007, ha anche evidenziato che il gruppo si riforniva di cocaina principalmente dalla Calabria, dalla zona di Vibo Valentia dove, è stato spiegato durante la conferenza stampa, confluirebbero grossi «carichi» di coca soprattutto dal Sud America e dal Nord Europa e di eroina dall’Albania e dall’area dei Balcani.
Attraverso soprattutto intercettazioni telefoniche ed ambientali, gli investigatori hanno potuto così accertare che proprio dal vibonese si riforniva la piazza canosina e cerignolana (dietro le sbarre ieri all’alba è finito anche il 48enne Matteo Compierchio di Cerignola e già detenuto nella Casa circondariale di Lecce).
Sono stati arrestati anche il 59enne foggiano Antonio Bruno ed i canosini Nicola Pepe (alias «Bau bau»), già detenuto ai domiciliari, e la 48enne Giovanna Calciano di origini materane.
Con l’ausilio delle forze di polizia di Modena, Rimini ed Ancona, infine, sono state eseguite le ordinanze di custodia cautelare (firmate dal gip Francesco Zecchillo) a carico anche del 46enne cerignolano Domenico Lattanzio, del 30enne Walter Seccia e del 42enne Antonio Manco originario di Venosa. Questi, nell’ambito del gruppo, erano i cosiddetti «corrieri»: si rifornivano di stupefacente tramite il canale canosino e partivano nei fine settimana per smerciare la «roba» soprattutto nelle località turistiche della Romagna, nelle piazze di Fano, Rimini, Riccione e Milano Marittima, tanto gettonate dalla movida notturna.