Nel nome della ’ndrangheta
(Tratto da Calabria Ora – di Pier Paolo Cambareri)
Esclusi da una processione religiosa, gli affiliati alle cosche della ’ndrangheta hanno sparato a scopo intimidatorio contro il cancello dell’abitazione del priore della confraternita che organizza il rito. È accaduto a Sant’Onofrio, comune vibonese sciolto nell’aprile del 2009 per presunti condizionamenti mafiosi. A Pasqua è così saltata la tradizionale “Affruntata”, manifestazione pasquale durante la quale tre statue raffiguranti l’Addolorata, Gesù e San Giovanni vengono trasportate a spalla per simboleggiare l’incontro dopo la resurrezione di Cristo.
Avrebbero voluto portare a spalla, ancora una volta, una delle tre statue lignee attorno alle quali – da sempre – ruota il rito dell’Affruntata. Ed avrebbero voluto, così, dare nuovamente una dimostrazione di forza, presenza, persistenza nel predominio generalizzato su uomini e cose. Ma la malavita locale e i suoi simpatizzanti, questo “onore ambito”, non l’hanno avuto.
Domenica di Pasqua, a Sant’Onofrio, per la prima volta dopo decenni di rigida e immutata tradizione, la manifestazione popolar-religiosa più attesa dai fedeli non è andata in scena per le viuzze del centro storico. Accadimenti “a carattere preventivo” di gravità inaudita hanno impedito che il rito potesse svolgersi secondo quanto stabilito dai nuovi protocolli diocesani; accadimenti che avrebbero avuto quali protagonisti assoluti non meglio identificati (o non ancora identificati) soggetti gravitanti nell’ambito della criminalità organizzata locale.
È complesso il caso che costringe i media nazionali e internazionali e puntare nuovamente i propri riflettori su un centro del Vibonese. Complesso e imbarazzante, ma comunque destinato a ritorcersi contro coloro i quali, ancora, immaginano di non doversi allineare ai dettami della Chiesa né alle leggi dello Stato.
I mafiosi, o loro accoliti, l’avrebbero infatti combinata grossa, impedendo con il proprio atteggiamento intimidatorio (corredato da atti intimidatori) che il rito dell’Affruntata potesse compiersi così come tradizione impone. Forti di una direttiva emanata il 5 febbraio del 2009 dal nuovo vescovo della diocesi, monsignor Luigi Renzo, il priore della Confraternita del Rosario Michele Virdò e il parroco di Sant’Onofrio don Franco Fragalà, avrebbero infatti impedito che, per la designazione di coloro i quali aspiravano a portare in spalla una delle tre statue lignee poste al centro della manifestazione – il Cristo Risorto, San Giovanni e la Madonna – avvenisse a seguito del cosiddetto “incanto”.
Una procedura, questa, che contemplava il riconoscimento del diritto a “portare i Santi” sulla scorta della maggiore offerta economica formulata nel corso di un’apposita asta destinata alla raccolta fondi per l’organizzazione dell’evento. Virdò e Fragalà, consci della direttiva del vescovo, annullando l’incanto non avrebbero consentito a soggetti poco trasparenti di conquistare il diritto a portare in spalla una delle tre statue, procedendo ad assegnazioni più “oculate” così come suggerito da monsignor Renzo.
Una sorta di “onta”, secondo le ipotesi avanzate dagli inquirenti, che i rappresentanti della malavita locale avrebbero deciso di lavare tentando dapprima di indurre a più miti consigli il priore (vittima, pare, di un tentativo di aggressione) e poi ricorrendo all’utilizzo delle armi.
Nella notte di sabato, infatti, ignoti hanno esploso contro il cancello dell’abitazione di Michele Virdò diversi colpi di arma da fuoco, seminando così il panico tra quanti erano chiamati la mattina successiva a dare vita alla manifestazione. La reazione dei criminali – così brutale, spropositata, offensiva – ha indotto gli organizzatori dell’evento a interrompere la manifestazione, rinviandola a data da destinarsi per motivi di sicurezza.
Ad assumere il coordinamento delle indagini, il sostituto procuratore Fabrizio Garofalo, che sul caso sta lavorando a stretto contatto con il luogotenente Sebastiano Cannizzaro. I militari dell’Arma stanno cercando di risalire agli autori dell’intimidazione ai danni di Virdò, nella speranza di poter fare luce su questo gravissimo fatto delittuoso allo scopo di consentire, domenica prossima, che l’Affruntata possa tenersi regolarmente, affinché i malavitosi non l’abbiano vinta.
Di seguito pubblichiamo la lettera integrale che il vescovo della diocesi di Vibo inviò il 5 febbraio del 2009 a tutte le parrocchie del Vibonese in riferimento alle direttive sui riti.
La celebrazione della Pasqua è in molte parti della diocesi arricchita da pubbliche manifestazioni religiose, che si svolgono tra la domenica di Pasqua e i giorni successivi, note come ’Affruntata, ’Ncrinata ecc, con cui viene scenograficamente rappresentato l’incontro del Risorto con la Madonna e S. Giovanni. Si tratta di tradizioni significative di forte suggestione coinvolgente e di grande fascino.
È necessario, però, vigilare perché la valenza di profondità religiosa non sia disturbata da interferenze estranee al valore intrinseco della manifestazione.
È opportuno però avvalersi di questi momenti per annunciare la gioia del Risorto senza esagerare nella teatralità e soprattutto eliminare drasticamente – ove ancora dovesse persistere – che le statue siano aggiudicate mediante incanti, con grave scandalo ed offesa per la stessa viva e sincera pietà dei fedeli.
Tutti devono avere la possibilità di portare gratuitamente le statue, senza che queste siano appannaggio dei migliori offerenti.
È inconcepibile tollerare che – malgrado le indicazioni contrarie del Magistero della Chiesa – ancora continui a permanere questa forma di asta e di commercio del sacro. Perché chi non dispone di denaro non deve poter portare le statue? Gesù non ha prediletto i poveri? Raccomando in modo particolare ai parroci di essere in questo vigilanti e scrupolosi.
Alla luce di queste indicazioni, al fine di ridare alle manifestazioni religiose pasquali la loro giusta dimensione, anche in forza dell’art. 12 del Direttorio diocesano sulle feste religiose, si fa assoluto divieto a chicchessia – confraternite o comitati improvvisati – di praticare gli incanti delle statue, o forme simulate similari, e sia a tutti consentito liberamente, nelle forme più appropriate, di portare devotamente le statue come gratuito atto di fede. Se le richieste dovessero essere numerose, si può procedere in anticipo a prenotazioni fatte col parroco e ad un successivo sorteggio o turnazione dei portatori lungo il percorso.
Non si esclude l’eventualità che la turnazione possa essere spalmata per gli anni successivi. Analogamente al Direttorio diocesano, le presenti norme, canonicamente obbliganti, entreranno in vigore dal primo marzo 2009, prima domenica di Quaresima.
Luigi Renzo