Elezioni, ’ndrine all’assalto. La campagna elettorale dei clan è già in corso
(Tratto da Calabria Ora – di Paolo Pollichieni)

Luigi De Sena e Achille Serra all'uscita dalla prefettura di Caserta (Stefano Cagelli)
Le lettere del pentito D’Urzo, che ricostruiscono i piani di attentare alla vita dell’onorevole Angela Napoli ed a quella del sostituto procuratore generale Marisa Manzini. Le minacce al procuratore di Vibo, Mario Spagnuolo, e quelle ai pubblici ministeri Antonio De Bernardo e Giuseppe Lombardo. Le telefonate di Aldo Miccichè, ambasciatore dei Piromalli in Venezuela, con Marcello Dell’Utri.
Il progetto politico di Gennaro Mokbel e Nicola Di Girolamo, con le foto che vedono politici, mafiosi ed aspiranti amministratori attovagliati e sorridenti insieme. Le liste dei candidati alle ormai imminenti consultazioni regionali con tanto di “indesiderati” a parole ma coccolati e tollerati nei fatti.
E, infine, lo spaccato che emerge dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Cosimo Virgiglio: i boss che distribuiscono posti di lavoro e appoggi elettorali, i politici che vanno a prendere ordini dai boss, le istituzioni piegate ai desiderata della ’ndrangheta. Cos’altro deve ancora capitare in Calabria per capire che la campagna elettorale della ’ndrangheta è già in corso da mesi?
L’antimafia danzante e saltellante continua a voltarsi dall’altra parte. È troppo avanti nei compromessi per potersi fermare. È costretta a qualche pelosa solidarietà, certo, ma si tiene lontana dal puntare l’indice sui personaggi chiamati in ballo da Cosimo Virgiglio e dagli scenari politici che emergono dall’inchiesta sul clan Arena e il gruppo Mokbel- Di Girolamo. Facile strepitare contro quei quattro bulletti di Why not “prima versione”: quando in pista entrano i Molè ed i Piromalli, gli Arena e i Pugliese, il discorso diventa rischioso ed imbarazzante.
E figuriamoci quando, andando ancora più avanti, verranno fuori gli uomini messi in lista dai Commisso di Siderno e dagli Alvaro di Sinopoli, dai Mancuso di Limbadi e dai Forastefano di Cosenza, dai Gentile di Paola e dai Condello di Reggio Calabria.
Per citarne solo alcuni. Perché di questo si stanno occupando i magistrati che si cerca di intimidire, perché di questo hanno riferito in Commissione antimafia Angela Napoli e Luigi De Sena. Alcuni nomi ed alcuni fatti sono finiti sui giornali e sono stati scolpiti dalle cronache giudiziarie di queste ultime settimane, ma altri, molti altri, sono altrettanto noti, ancorché non ripetibili in attesa dei dovuti riscontri. Quanti sono? Tanti. L’ultimo censimento interno all’Antimafia si concentrerebbe attorno a sedici candidature “ad altissimo rischio”.
I big lo sanno, l’antimafia danzante e saltellante lo sa quanto i big. Osserva il senatore Luigi De Sena: «Gli ultimi episodi riportati dalla stampa confermano le mie preoccupazioni sul fronte delle collusioni politico-mafiose in Calabria. È inquietante osservare la fotografia fatta ad Isola Capo Rizzuto all’ex senatore Di Girolamo, nonché, riscontrare la presenza, tra i candidati alle prossime elezioni regionali, di Tommaso Signorelli, la cui posizione è palesemente discutibile, tant’è che lo stesso candidato del Pdl a presidente della Regione Calabria, Giuseppe Scopelliti, ne ha pubblicamente chiesto la esclusione.
Altrettanto inquietanti sono le dichiarazioni, solo in parte conosciute attraverso la stampa, del collaboratore di giustizia Cosimo Virgiglio, che contribuiscono ulteriormente a confermare l’esistenza di commistioni politico-affaristico-criminali». Un quadro allarmante che spinge l’ex superprefetto ad usare termini duri e, nel contempo, a ribadire il suo appello a tutte le forze politiche: «Tutto questo scenario coinvolge l’intera classe politica calabrese – e non solo i partiti cui fanno capo i casi su esposti – che dovrebbe procedere ad una forte autocritica, anche sulla base del Codice etico approvato all’unanimità dalla Commissione parlamentare antimafia lo scorso 18 febbraio».
Aggiunge De Sena: «Dinanzi ad un tale contesto ritengo, e lo proporrò al presidente Pisanu, necessaria l’attivazione della Commissione anche attraverso il competente Comitato al fine di procedere con estrema rapidità una verifica-inchiesta su tutto l’ambito politico calabrese. Il Codice etico impone una riflessione a tutti gli esponenti della classe politica locale con l’intento di rappresentare quella che è la vera Calabria, attraverso il consenso ad aprire una nuova stagione di rapporti trasparenti e ineccepibili». Un lavoro attorno al quale il vicepresidente della Commissione parlamentare antimafia spera di raccogliere il massimo delle energie disponibili: «Sono certo che la mia proposta sarà sostenuta da tutti i membri della Commissione ed in particolare dai parlamentari calabresi organici alla stessa».
Ma questo Giulio GALLERA è lo stesso Giulio GALLERA che era anche assessore al Comune di Milano nella giunta Albertini (prima Forza Italia, poi PDL)? l’ho conosciuto ai tempi dell’università, era un’asino quadrato ma estremamente ambizioso e ho il parere di tanti … che sia un lazzarone, più attento ai privilegi (propri) che utile alla città di Milano. Comunque di Gallera mai penserei che possa finire per essere anche un mezzo delinquente.
Mi ha colpito molto quella frase dell’affiliato alla ndrangheta:
“Giulio Gallera (capogruppo del Pdl al Comune di Milano), è la persona più vicina alla nostra mentalità”.
Ma questi calabresi fanno riferimento ad altre famiglie calabresi in città? credo che anche Gallera abbia origini calabresi. Comunque sono allibito, mai avrei pensato che Gallera, Maullo, COlucci etc potessero essere sponsorizzati dalla ndrangheta…povera Milano!