Malitalia o ma l’Italia?
Quella delle collusioni, compiacenze, della sopraffazione e delle discriminazioni? O l’Italia delle piccole generosità, della solidarietà, dell’onesta’? L’Italia dove si è disabili solo se si è su una sedia a rotelle? O l’Italia di una banca che non licenzia una propria dipendente, colpita da ictus, ed anzi le paga lo stipendio nei 2 anni di inattività? L’Italia che permette lo scempio del proprio territorio per poi piangere lacrime di coccodrillo alla prima alluvione? O l’Italia di artigiani, precari, ricercatori che comunque vivono in un Paese che li considera solo dei numeri e non persone?
Il risultato, è forte , interessante e di grandissima attualità. L’energia del documentario va sempre in crescendo, è questo forse il piu’ grande punto di forza della regia di Laura Aprati e Enrico Fierro.
Il pubblico entra piano piano all’interno di tre mondi che APPARENTEMENTE conosciamo bene , ma che invece nascondono inconfessabili segreti che lasciano a bocca aperta. Le differenze fra le tre cosche sono ben evidenziate, cosi’ come le risposte dei popoli che le subiscono.
Trapani, Locri, Casal Di Prinicpe, tre facce della stessa Malitalia…
Nella prima intervista l’imprenditore siciliano ci parla mentre “siede” sulla città di Trapani. Forse la location più azzeccata ed evocativa.
Bastano pochi minuti e il documentario decolla: il concetto di mafia borghese e della divisione strategica fra i vecchi e i nuovi capi,l’emozionante avventura con i militari all’interno dei bunker calabresi e le comunita’ che gridano: in questa terra manca il concetto di cambiamento, manca il concetto “io posso”, tanto per usare la parole dei ragazzi di Locri (mai visto tutto questo cosi’ da vicino!).
E la crisi? cosa e come ha cambiato il sistema criminale?
E qui vediamo quell’inferno di Casal di Principe, di cui tanto si parla: nel documentario viene analizzato socialmente il fatto,ponendo domande sul come fare a superare la camorra ORA e ADESSO.
L’imprenditore che ci racconta la sua storia da al quadro un colore ottimista e pratico: la crisi puo’ essere un’arma contro le cosche ,e questo puo’ essere un momento storico favorevole al cambiamento da omertà a trasparenza, da Italia a Europa (quella non contaminata, è chiaro).
Documentario che pone domande , suggerisce risposte, e ha il coraggio di gridare: Si può!